Al Corriere Torino: «Quel dolore è stato la molla emotiva che mi ha spinto verso un risarcimento. Siamo tutti orfani a vita».
Sul Corriere Torino un’intervista a Silvio Orlando. Martedì debutterà, al Teatro Carignano, “La vita davanti a sé”, il suo spettacolo tratto dal romanzo “La vie devant soi” di Romain Gary. È la storia del piccolo Momò, che vive a pensione da una vecchia prostituta ebrea, Madame Rosa.
Orlando racconta di essere stato rapito dal libro e di aver subito desiderato farne una riduzione teatrale.
«È un romanzo magico. Con tanti strati. Il primo certamente è quello sociologico e politico della convivenza tra diverse etnie, religioni e della necessità di dialogare. L’Italia è nel pieno di questo momento storico e Momò ne è il simbolo. Leggendolo e rileggendolo emerge un punto ancora più intimo che riguarda il rapporto con la madre. Questo bambino orfano ricerca una mamma e un centro emotivo. Come tutti noi, orfani a vita».
Parla del suo essere orfano:
«Quando mi chiedono quali siano stati tra i miei incontri e maestri quelli che mi hanno guidato nella mia professione, non mento più. E semplicemente ammetto che il motore della mia carriera e della mia vita è stata la perdita di mia mamma. Quel dolore è stato la molla emotiva che mi ha spinto verso un risarcimento».