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Sulle accuse di stupro al figlio di Beppe Grillo, Travaglio si scoprì garantista

Il direttore del Fatto commenta il video del politico-comico e conclude: “gli indagati hanno il diritto di difendersi e i loro genitori di difenderli”

Sulle accuse di stupro al figlio di Beppe Grillo, Travaglio si scoprì garantista

C’è qualcosa che colpisce quasi quanto la figuraccia mondiale di Andrea Agnelli con la sua Superlega. Ed è l’editoriale di oggi di Marco Travaglio sul Fatto quotidiano a proposito del video con cui Beppe Grillo ha preso le difese del figlio sospettato di stupro. Travaglio ha offerto una lezione di garantismo, che definire insolita è poco. È un po’ come se Agnelli avesse parlato di sportività, per capirci. Ecco alcuni stralci.

Grillo non ha sbagliato a difendere suo figlio. E fanno ribrezzo quanti, col ditino alzato, deplorano la sua rabbia: vorrei vedere loro, al suo posto. Gli errori sono altri. Primo, far intendere che la consensualità del rapporto sessuale sia dimostrata dal ritardo di 8 giorni con cui la ragazza ha sporto denuncia: a volte possono passare anche mesi, e giustamente la nuova legge del “Codice rosso” (firmata dal “suo” ministro Bonafede e dalla Bongiorno) ha raddoppiato i tempi per le querele da 6 mesi a 1 anno. Il secondo è l’assenza di una parola di vicinanza alla ragazza, che comunque, se ha denunciato, si sente vittima. Potrebbe esserlo, come pure non esserlo: alcune denunce di stupro si rivelano fondate e altre infondate.

Sarà il gup a decidere se Ciro e i suoi tre amici vanno processati e altri giudici stabiliranno se fu stupro o no. Invece tutti parlano come se lo stupro fosse già certo, senza non dico una sentenza, ma neppure un rinvio a giudizio. E lo deducono, pensate un po’, dal fatto che Grillo ha fondato il M5S e il M5S è “giustizialista”.

E la conclusione:

Grillo ha posto una domanda legittima: perché quattro presunti stupratori di gruppo sono a piede libero da 2 anni col rischio che lo rifacciano? E si è dato una spiegazione alla luce del filmato di quella notte che uno dei quattro ha sul cellulare: secondo Grillo e la moglie, insieme a successivi scambi di messaggi fra la presunta stuprata e i presunti stupratori, dimostrerebbe la consensualità. È la tesi difensiva. Noi, che il filmato e i messaggi non li abbiamo visti, non abbiamo nulla da dire sul punto. Se non che gli indagati hanno il diritto di difendersi e i loro genitori di difenderli.

 

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