Ponte Morandi, è scontro tra le parti sulle intercettazioni: per i pm Autostrade ammette la colpa
Sul Secolo XIX. Due le conversazioni incriminate, giudicate inammissibili dai difensori degli imputati. In una Aspi dice di voler patteggiare, nell'altra Spea riconosce che la causa del crollo fu la rottura del tirante

Ieri c’è stata “l’udienza stralcio” per il crollo del Ponte Morandi. Un’udienza in cui occorreva stabilire quali intercettazioni ammettere al processo. Ed è stato subito scontro tra le parti in particolare su due registrazioni che gli avvocati degli imputati ritengono inammissibili.
La prima è relativa ad una conversazione tra avvocati in cui si fa riferimento alla possibilità, da parte di Autostrade, di patteggiare per la strage del Morandi. I pm la ritengono un’ammissione di responsabilità. La seconda, invece, riguarda i dialoghi tra un dipendente-consulente e i colleghi. In essa, il responsabile del Dipartimento di ingegneria strutturale di Spea Engineering, la società collegata ad Aspi che all’epoca del crollo era incaricata dei controlli e della manutenzione, fa riferimento senza esitazioni alla rottura d’un tirante come causa primaria del crollo.
La prima intercettazione, quella tra gli avvocati, chiama in causa l’avvocato Sergio Erede e il responsabile dell’ufficio legale di Aspi Amedeo Gagliardi. Studiano il modo per uscire dalla vicenda giudiziaria salvando la concessione. Il Secolo ne riporta il contenuto. E’ il 18 febbraio 2020.
“il futuro incidente probatorio secondo Erede sarà ‘dirompente’. E Gagliardi ipotizza l’exit-strategy del patteggiamento. ‘Aspi – dice – ne esce e poi gli imputati si faranno il loro processo e si scanneranno l’uno con altro, ma a quel punto la convenzione è in salvo’. Il suggerimento è quello di ‘pagare una sanzione per la 231 (il numero fa riferimento alla legge sulla responsabilità amministrativa per cui l’azienda è sotto inchiesta, ndr) senza subire un’interdittiva”.
L’altra intercettazione, invece, riguarda il supertecnico Spea Lucio Ferretti Torricelli, che, il 26 ottobre 2018, dopo due mesi dal crollo, riceve la telefonata di un collega, il quale dice:
“Di primo acchito io ho pensato che si è rotto lo strallo”.
E Ferretti corrobora questa opzione:
“Eh, diciamo che quello è effettivamente successo… cioè, lì c’è stata un’esplosione localizzata, un’esplosione diciamo di netto…”.
La tesi coincide con quella dei periti del giudice, secondo i quali è proprio la rottura del tirante in cima alla pila numero 9 che ha fatto collassare il viadotto.