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Martone: «I miei genitori si fidavano di me. Oggi gli adulti trasmettono ansia ai giovani»

Il regista racconta al Corsera delle sue fughe a Roma dopo la scuola e di una volta in cui al ritorno si addormentò in treno svegliandosi a Reggio Calabria

Martone: «I miei genitori si fidavano di me. Oggi gli adulti trasmettono ansia ai giovani»

Il regista napoletano Mario Martone ha raccontato un po’ di sé e della sua giovinezza al Corriere della Sera.

Da ragazzo spesso con Toni Servillo e altri amici andava a Roma per immergersi nei luoghi della creatività

«Prendevamo il treno nel pomeriggio, dopo la scuola, un convoglio ferroviario molto lento ma, quando finalmente arrivavamo, trascorrevamo tutta la sera in giro per andare a vedere gli spettacoli di Leo De Berardinis, Memè Perlini, Simone Carella… Erano anni folli, di grande passione ed entusiasmo, eravamo spugne che assorbivano un mondo creativo, scatenato. Poi, però, dovevamo tornare a casa, per essere a scuola la mattina seguente, quindi riprendevamo il treno di notte e poteva capitare che, data l’ora tarda, la lentezza del treno e la stanchezza…»

Fu così che una volta il sonno ebbe la meglio e si risveglio a Reggio Calabria. Una vita difficile da conciliare con la scuola, come racconta il regista

«Quell’anno venni rimandato in greco… e pensare poi quante tragedie greche ho messo in scena»

Erano tempi diversi, eppure i suoi genitori, al contrario di tanti altri, non gli hanno mai impedito di prendere le sue decisioni e fare le sue scelte, una cosa che Martone ritiene fondamentale per la crescita

«Ho avuto genitori che si fidavano di me. Oggi gli adulti non si rendono conto di mostrarsi con uno sguardo spaventato, con cui trasmettono ansia ai giovani, un atteggiamento che non produce nulla di buono, perché non li responsabilizza»

Aria timida da studente giudizioso, occhialini tondi, modi gentili…Martone è lontano dalle icone del napoletano verace ed infatti, come racconta, non ha mai vestito questi panni offendendo qualcuno

«Posso fare delle sfuriate: a volte sul set la temperatura sale vertiginosamente perché, a differenza del teatro, i tempi di riprese sono strettissimi, incalzanti, compressi… Cerco tuttavia di rispettare chi lavora con me. Offese? Spero proprio di no!».

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