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La Nazionale con l’infezione al sacco, per Gravina ognuno s’è portato il suo Covid da casa

Non un cluster ma un summit. La teoria del virologo presidente Figc è fenomenale: a Coverciano s’è tenuta un’Internazionale delle varianti del Coronavirus

La Nazionale con l’infezione al sacco, per Gravina ognuno s’è portato il suo Covid da casa

Il Professor Gravina, noto virologo della Scuola Mancini, ha una teoria: i 27 contagiati del ritiro della Nazionale italiana non possono essere definiti un “cluster”. Più che altro un “summit”, ecco. Perché, dice il peraltro presidente della Federcalcio:

“tra i contagiati sono state individuate varianti differenti del virus, quindi il cluster della Nazionale non è un cluster: la catena non è mai stata alimentata”.

E’ un nesso scientifico: non si tratta dello stesso Covid, ma di Covid un po’ diversi, quindi non se lo sono trasmesso a vicenda.

Gravina, bontà sua, sta affermando che 27 persone che “fino al 31 marzo risultavano assolutamente negative” (parole sue) si sono riunite, spogliate, cambiate, allenate, lavate nello stesso posto per alcuni giorni”, ma che non si sono infettate tra loro. Avevano ognuno di loro già in incubazione la malattia ed è stato dunque un caso – un puro caso – che il ct della Nazionale, l’altro esimio luminare dott. Roberto Mancini, li avesse convocati nel medesimo luogo. Un evento statisticamente imponderabile, come una tripla eclissi o un cross azzeccato di Hysaj.

“La catena non è mai stata alimentata”.

In pratica è come se in parallelo al ritiro dell’Italia si fosse tenuta una sorta di Internazionale del Covid, con esponenti delle varie correnti a congresso. La variante inglese, quella sudafricana, la brasiliana, la nigeriana e la cinese. Riunitesi per uno strambo arabesco del destino – epidemiologicamente inafferrabile – nello stesso spogliatoio della Nazionale.

Il Professor Gravina ne è certo: ognuno s’è portato il suo virus da casa. L’infezione al sacco.

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