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Bakayoko non sarà mai Gerson ma il suo gol ce lo ha ricordato

Un tiro, stavolta di destro, come quello del brasiliano nella finale di Messico 70 che smise di fumare solo dopo aver smesso di giocare

Bakayoko non sarà mai Gerson ma il suo gol ce lo ha ricordato
foto Hermann

“L’ha fermato Facchetti, ma tira…”. Nando Martellini, telecronista di allora, esita per un istante prima di pronunciare il nome di quel giocatore brasiliano che ha appena riportato in vantaggio il Brasile nella finale del mondiale 1970 contro la nostra Italia. Non può trattarsi infatti di Pelè o Jairzinho, perché non ha la pelle nera, ma non è neanche Rivelino o Tostao. Ma allora chi è che ha scagliato quel tiro incrociato, potente e precisissimo?

Lui è uno dei cinque “dieci” presenti nella formazione di quella seleção. E’ il cerebro, il volante, quello che fa lanci di sessanta metri e forse non ha mai sbagliato un passaggio in carriera. E’ il meno appariscente tra quegli assi, il meno spettacolare, ma è di certo il più indispensabile. E’ quello che compare di rado nelle inquadrature tv al limite dell’area ed è l’unico dei cinque a non avere ancora segnato un gol nel mondiale. Almeno fino a quel momento. 

Naturalmente, una partita di fine stagione in Seria A contro un Torino “qualsiasi”, per quanto metta in palio punti importanti, non potrà mai e poi mai essere paragonata alla storica finale di un mondiale. Ma una prodezza, quella sì, può sempre succedere che te ne ricordi un’altra, una di quelle che hanno lasciato il segno sui campi di calcio. E quando Bakayoko ha indovinato in torsione quel diagonale così stretto, a mezz’aria, mentre sfuggiva alla marcatura del difensore, è subito tornato alla mente quel gol segnato allo stadio Azteca di Città del Messico.

L’Italia, dopo la leggendaria ma dispendiosa semifinale vinta contro la Germania per 4-3, era riuscita a giocare comunque un buon primo tempo in quella finale, strappando un promettente 1-1. Ma il Brasile aveva davvero qualcosina in più. E a rompere l’equilibrio, nel pieno della ripresa, arriva proprio questo gol straordinario (forse il più importante di tutto il mondiale), degno di un autentico “professore” di calcio.

“Tira… Gérson… improvvisamente, di sinistro, e porta di nuovo in vantaggio il Brasile!”. Martellini ci ha messo un istante ma l’ha riconosciuto. Quel professore in maglia gialla è Gérson de Oliveira Nunes, ovvero Gérson, la “canhotinha de ouro” (il mancino d’oro), come viene giustamente soprannominato il regista del San Paolo. Un professore sì, ma che aveva un brutto carattere e fumava parecchie sigarette (“ho smesso quando ho smesso di giocare”, dichiarerà in seguito). Difetti che però non gli impedivano fare cose tecnicamente impensabili e di essere il leader tattico di quella squadra speciale. 

Capiamoci. Il nostro Tiémuoé Bakayoko non potrà mai fare parte di una partita paragonabile a quella dell’Azteca. Ma il suo splendido gol segnato a Torino non glielo leva più nessuno. E nessuno leva a noi dalla testa che forse quest’anno gliene abbiamo dette davvero troppe.

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