Sul Corriere. C’è una specie di disagio psicologico. “Il gioco si è trasformato dovunque in controlli, contagi, diffidenze, fuga dagli altri. L’opposto di come si costruiscono le squadre”
Sul Corriere della Sera, Mario Sconcerti commenta la partita dell’Italia, ieri, contro l’Irlanda. La definisce “una brutta partita”, anche se vinta dagli azzurri. Una partita che dimostra la distanza “tra noi e il virus”. Di calcio si è visto poco, scrive.
“La brutta Italia di Parma rafforza semmai l’idea che l’anno di solitudine ha cambiato il modo di giocare di tutti. C’è una specie di disagio psicologico, quella che Prandelli chiamerebbe un’ombra, la stessa dei ragazzi senza scuola, con la didattica a distanza, mancanza di socialità, di divertimento comune, quindi di stimolo. In campionato ci siamo abituati alla nuova routine. Ma osservando dall’alto è ormai evidente il passo indietro di tutto il calcio, fuso con fatica e noia dentro un nuovo gioco felpato, disordinato, che ha pochissime eccezioni. È una materia oscura che avvolge tutto e cambia i giocatori come cambia i bambini. Il gioco si è trasformato dovunque in controlli, contagi, diffidenze, fuga dagli altri. L’opposto di come si costruiscono le squadre”.