“Hanno preso il potere, condizionano tutto. Le quattro regole del calcio sono diventate 400, gli stessi giocatori ci capiscono sempre meno”
Prima, non molto tempo fa, l’arbitro era un essere umano, solitario. “Disarmato”. Il pubblico era mosso dall’emozione e basta. E sul quel modello lo giudicava. Era una struttura semplice, senza pretese fantasiose. Ora invece gli arbitri sono un’industria, “un mostro burocratico che si autoalimenta” e che ha “invaso il calcio”.
El Pais analizza questa “perversione” che ha trasformato un uomo – pur vanitoso, fallace, “artigianale” – in una forma di potere, che condiziona tutto. L’editorialista Siantago Segurola scrive che “la tecnologia ha cambiato tutto”. Prima mediaticamente con lo sdognamento dell’ex arbitro chiamato a giudicare le decisioni dei suoi ex colleghi (“Ogni programma, un arbitro”), poi la conquista “del cuore del gioco”.
“Quel gioco fatto di poche regole è diventato un mammut normativo, guidato da un sistema burocratico in crescita esponenziale. Si è creata una piramide che ci riempie di arbitri da tutte le parti“.
“Il calcio non è puritano. Non lo è mai stato e non lo sarà mai. È un gioco che ha trovato la sua anima per strada, un luogo in cui convivono le migliori qualità dell’uomo – nobiltà e rispetto delle regole di buona convivenza – e alcuni dei suoi difetti più evidenti, il picaresco e l’inganno tra gli altri. Fare attenzione alla moralità del calcio, dentro e fuori dal campo, è un obbligo. Ignorare questo principio porta alla corruzione, al disastro. Ma la cura di questo gioco non passa attraverso la creazione di un sistema opprimente, iper vigile, incomprensibile e noioso“.
“Le quattro regole del calcio sono diventate 400, gli stessi giocatori ne capiscono sempre meno, assistono ad un proliferare di giudici che le interpretano a modo loro: alcuni in campo e altri, in pantaloncini in un ufficio oscuro. E al centro, il VAR, strumento che non sente né soffre e al quale si attribuisce un desiderio di giustizia che si gelifica quando l’unghia del giocatore finisce in fuorigioco. Quasi tutto il resto rimane controverso e controverso come prima, ma con più disordine, più contraddizioni e più gente nell’ingranaggio. Forse con ancora più sospetti. È l’effetto dell’industria dell’arbitraggio”.