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Verdone: «De Laurentiis non volle aumentare il compenso per De Niro e così sprecai una scena» 

Al Corriere: «Mi sento orfano, senza Nuti e Troisi. Siamo stati il terremoto della commedia, gli uomini nei nostri film sono fragili e non più rimorchiatori seriali, le donne da oggetto diventano forti».

Verdone: «De Laurentiis non volle aumentare il compenso per De Niro e così sprecai una scena» 

Verdone: «De Laurentiis non volle aumentare il compenso per De Niro e così sprecai un’occasione»

Il Corriere della Sera intervista Carlo Verdone, fresco della pubblicazione del suo libro, “La carezza della memoria”, edito da Bompiani. Una sorta di album dei ricordi, composto da foto e ritagli del passato. Tra le foto, ce n’è anche una che lo ritrae insieme a Francesco Nuti e Massimo Troisi.

«La fece Alberto Sordi. Eravamo a un premio, siamo stati il terremoto della commedia, gli uomini nei nostri film sono fragili e non più rimorchiatori seriali, le donne da oggetto diventano forti. Mi spiace tanto che Francesco non stia bene e Massimo non ci sia più. Sono rimasto io, magari avremmo potuto lavorare insieme, mi sento orfano».

Un libro, il suo, da cui potrebbe essere ricavato un film. E infatti, dice, i diritti cinematografici sono stati già acquistati da De Laurentiis.

«Sulla giovane prostituta acqua e sapone che incontrai da ragazzo, a cui mostrai Roma in Lambretta e in seguito ebbe due gemelli, si potrebbe trarre un film. De Laurentiis ha acquistato i diritti cinematografici del libro».

Nella sua carriera, Verdone ha lavorato anche con Robert De Niro, in “Manuale d’amore 3”. Racconta:

«Un’occasione sprecata. Fu una scena sciocca, avrei voluto ampliarla ma gli attori sono nelle mani dei loro agenti e quando comunicarono che si sarebbe triplicato il compenso De Laurentiis disse che non se ne faceva nulla».

Gli viene chiesto qual è il luogo che l’ha ispirato di più, dal punto di vista creativo.

«Le bische. Erano luoghi tipici degli Anni 60 e 70, i flipper, i biliardi, erano un teatro dell’umanità, vi trovavi chiunque, il malandrino, quello che aveva soltanto il vizio del gioco… Io ero un borghese curioso di tutto. In quel minestrone riuscivi a selezionare l’apparato umano, è lì che mi sono allenato per i miei personaggi eccessivi. Oggi sono tutti uguali, vai in un locale fuori dal raccordo anulare tipo Las Vegas, vedi gente silenziosa e ti chiedi: ma chi sono questi? Tutti con il Rolex, vero o finto».

Su Alberto Sordi:

«Era una persona buona, quando entrava a casa era l’esatto contrario di come appariva, geloso del suo ordine maniacale e della sua privacy. Le serrande erano per tre quarti abbassate, diceva per non far prendere luce ai quadri ma era come il suo ponte levatoio alzato, a casa voleva sentire soltanto il silenzio. Alla proiezione di In viaggio con papà mi ero preparato ai tagli, invece si tagliò lui. Le cose belle bisogna lasciarle, mi disse»

Verdone è un noto amante del rock, ma ha imparato ad apprezzare anche la musica classica.

«È un conforto della maturità. Arrivi a un momento della vita in cui il rock ti ha dato molto e hai bisogno di pace, di intimità, di serenità. Se sei un vero amante della musica, scalino dopo scalino ti appare Mahler e la sua contemplazione del dolore. I miei genitori frequentavano musicisti, ricordo una sera a cena da noi Leonard Bernstein, a destra la sigaretta, a sinistra il whisky. E mia moglie Gianna lo imboccava, tenendo sospesa la forchetta mentre cercava di non sporcargli il foulard. Mio fratello Luca è un grande esperto di classica, ha una cultura mille volte superiore alla mia, siamo molto legati ma da piccolo gliene ho fatte di tutti i colori, quando aveva quattro mesi gli ficcai un pezzetto di pane in bocca tentando di soffocarlo, gli rovesciai la culla facendolo rotolare nel corridoio…».

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