Al CorSera: «Papà mi voleva in banca: vi rimasi undici mesi, era più forte di me, volevo lavorare nello spettacolo. Avevo visto tutte le commedie di Macario»

Ezio Greggio si racconta in un’intervista al Corriere della Sera. Dalla sua adolescenza a Cossato
«Meravigliosa, in una cittadina è tutto più concentrato, la scuola, l’oratorio, due cinema e stop, la squadra di calcio locale. Il mio sogno era di diventare giocatore. Nascere in provincia è stato utile per la costruzione del mio futuro, per la voglia di cercare nuovi lidi».
agli studi di Ragioneria. Poi l’Università e le prime esperienze nel cabaret.
«A casa da giovanissimo facevo imitazioni e piccoli sketch. Ho preso da mio padre, fu prigioniero dei tedeschi durante la guerra e allietava i compagni di disavventura. Papà mi voleva in banca: vi rimasi undici mesi, era più forte di me, volevo lavorare nello spettacolo. Avevo visto tutte le commedie di Macario, andavo a salutarlo in camerino, lui mi prendeva affettuosamente per le guance».
Definisce Enzo Iacchetti un amico, prima che un partner.
«Prima di tutto è un amico. Chi viene dai laghi ha quella vena tenera e surreale che ricorda Pozzetto, Jannacci, Piero Chiara. Ricci mi mandò a incontrarlo a Roma, eravamo in un ristorante all’aperto, io gli parlavo e Enzo si guardava intorno. Era convinto che ci fosse una telecamera nascosta, che fosse uno scherzo. Dopo il suo esordio corse in camerino per telefonare a sua madre. Mi abbracciò: le sono piaciuto, ora ho capito che sono arrivato a Striscia».
Racconta di una cena con Berlusconi. Una delle tante.
«Ne ho fatte tante con Silvio, ne ricordo una, dopo aver comprato il Milan mi chiese: tu sei un nostro tifoso? Sono piemontese, non cambio casacca. E lui: ho trovato la soluzione: compro anche la Juventus».