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Schwazer: «Dopo la squalifica di Rio l’atletica mi faceva schifo. Ora sono tranquillo»

La Gazzetta intervista il marciatore squalificato per doping. Si allena a Vipiteno, in un parcheggio pieno di buche, neve e ghiaccio. «Nelle gambe mi mancano circa 60mila km. È come se avessi 30 anni, non 36»

Sulla Gazzetta dello Sport un’intervista ad Alex Schwazer, il marciatore squalificato per doping. Si allena a Vipiteno, sulle montagne piene di neve e un freddo insopportabile. In un parcheggio pieno di buche e ghiaccio. Racconta il suo allenamento, 7 giorni su 7, perché si sente ancora un atleta.

«Perché lo faccio? Non contro qualcuno o per rabbia, sarebbe sbagliato e improduttivo. Qualche volta in carriera mi è capitato di provare sentimenti simili: pensavo di spaccare il mondo e invece ho fatto pena. Dopo la squalifica di Rio 2016 avevo la nausea, mi faceva schifo l’atletica. Poi le cose sono cambiate. Ora sono tranquillo: sto bene di testa, ho un allenatore come Sandro Donati che non solo non mi ha abbandonato nel momento più difficile, ma continua a supportarmi. Insieme possiamo ancora fare grandi risultati… Lo so, hanno fatto di tutto per chiuderci la porta. Ma siamo ancora qui. E ora quella porta potrebbe riaprirsi. Nei prossimi giorni il giudice di Bolzano deciderà sull’inchiesta penale a mio carico. Se sarò scagionato dall’accusa di doping, come ha chiesto il pm, e nelle motivazioni si farà riferimento a una probabile manipolazione delle mie urine, allora qualcosa dovrà accadere, qualcosa faremo. Sì, l’obiettivo è rimettermi il numero sulla schiena e partecipare all’Olimpiade».

All’Olimpiade vorrebbe esserci anche lui, ma non si allena per quello.

«Ovvio, vorrei esserci. Quando mi alleno non penso a Tokyo, ma i sacrifici non li faccio solo per il piacere di stare in forma. La squalifica mi ha portato in dote un vantaggio: non sono usurato. Nelle gambe mi mancano circa 60 mila chilometri. È come se avessi 30 anni, non i 36 della carta d’identità. Ecco perché non è sbagliato pensare al rientro: con Sandro nulla è impossibile. Se arrivasse la grazia? Mah, non so neppure come si ottiene. Chiaro, mica la rifiuterei: ho già scontato 55 mesi di una squalifica sbagliata, credo che l’inchiesta di Bolzano l’abbia dimostrato. Gira e rigira, la questione è semplice: vorrei tornare a gareggiare, ma sinceramente se le cose non si sbloccassero con la giustizia sportiva non so se avrò la forza per andare avanti fino al giugno 2024. Mai dire mai, però altre tre stagioni così sono davvero tante. Forse troppe…».

 

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