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Galeone: «Giampaolo? Come Sarri, gli manca la pazzia. Gasperini era rompiballe anche da giocatore»

Al Foglio: «Cosa ci stanno a fare le porte se non si tira? Non mi piace vedere due difensori passarsi la palla nella loro area piccola. Spesso fanno delle puttanate incredibili»

Galeone: «Giampaolo? Come Sarri, gli manca la pazzia. Gasperini era rompiballe anche da giocatore»

Domani Giovanni Galeone compirà 80 anni. Ieri, il Foglio Sportivo gli ha dedicato una pagina il cui concetto è chiaro: lui sì che può essere definito un maestro.

Il quotidiano ne ricostruisce il percorso e ne raccoglie alcune dichiarazioni. In particolare, sulla costruzione del gioco da dietro, di cui Galeone parla anche in un’intervista pubblicata oggi dal Mattino.

«Non è più un calcio offensivo. Cosa ci stanno a fare le porte se non si tira? Una volta avevo addirittura proposto di mettere il tempo a ogni azione in attacco come nella pallacanestro. Non mi piace vedere due difensori passarsi la palla nella loro area piccola. Rido quando i portieri toccano più palloni delle mezzali, anche perché spesso fanno delle puttanate incredibili: se dobbiamo giocare così, allora andiamo in campo senza portieri. Oggi c’è la moda delle percentuali. Sembra che il gioco si possa analizzare solo con i numeri: 8 passaggi sbagliati, 70 percento di possesso palla, 25 centimetri guadagnati rispetto all’anno prima… ma la partita va valutata nel suo complesso, non in questa maniera».

Parla anche di Giampaolo, Allegri e Gasperini. Su Giampaolo:

«Oggi è un po’ troppo fossilizzato su certi principi. Gli manca la pazzia, per lui tutto deve essere perfetto. In questo assomiglia a Sarri, era quest’ultimo che all’inizio andava a vedere gli allenamenti di Marco, non viceversa».

Su Allegri e Gasperini:

«Max la follia ce l’ha e ce l’aveva anche quando giocava. Ha una lettura della gara spaventosa e la capacità di cambiare la partita da un momento all’altro. Piero Gasperini da calciatore era metodico e preciso, permaloso e rompiballe. Tatticamente in campo era fantastico, giocava sempre per la squadra e aveva una buona lettura della partita. Sapeva mettere tutti al loro posto sia in campo che in spogliatoio. Sono stato fortunato ad avere allenato giocatori così».

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