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Maradona, basta con questa storia dell’uomo e del calciatore

Tante imprese sportive hanno avuto un ruolo sociale. Da Messico 68 ai Mondiali in Sudafrica nel 2010. Il popolo di Diego non è populismo

Maradona, basta con questa storia dell’uomo e del calciatore

Un futile argomento quello di distinguere l’uomo dal calciatore. Il primo sarebbe capace di ogni schifezza. Il secondo di ogni sublime giocata. Accade ogni volta che si discute di Maradona e si imbraccia la rozza teoria negazionista di chi lo disprezza, ma non può disconoscerne il talento.

L’infinito del calcio

Il pallone è rotondo e vuol dire “infinito” . Infinite le geometrie, infinite le visioni del mondo. Il suo fascino è il mistero da svelare. Un tunnel, una veronica, un passaggio, un infinitesimale movimento del corpo, finanche una vietatissima mano, che a furor di popolo viene oscurata dal gol del secolo, per bellezza, suspence, discesa dalle bassezze del centrocampo all’essenza della rete. Nessuna scienza potrà mai impedire un gol frutto del proprio genio e della comprensione della piccolissima parte di mistero svelato.

Il Maradona politico

L’arte è di tutti. E di chi ne fa un’opera, non si può fare a meno di riconoscerla. Quindi, viva Maradona, dicono gli sciocchi, purché sia dimezzato. Anna Trieste sul Mattino analizza inusualmente l’uomo “politico”. “Quello che comprese, con i cori razzisti della prima trasferta a Verona, le istanze di rivincita e di rispetto dei napoletani dentro e fuori gli stadi italiani, se ne è fatto carico e gli ha dato voce”.

L’uomo diviso in due

Nel ’52 Calvino scrisse il Visconte dimezzato, uomo contemporaneo, incompleto e diviso a metà (guarda caso) tra bene e male. Pigramente i censori e lodatori di Diego, pardon della sua metà calcistica, fanno pieno uso della teoria (sic) della doppiezza, esaltando la distinzione più che l’unità. Maradona diviso a metà, l’uomo e il calciatore, e che siano solo tocchi di palla.

Il popolo protagonista

Come si spiega, allora, la discesa in campo del “popolo”, che mischia saggiamente gioco-meraviglia e riscatto sociale? Senza giudicare né comprendere, ma solo amando.

Tante giocate e imprese sportive hanno avuto un ruolo sociale (e questo senza fobie moralistiche nei confronti dei protagonisti). In Sudafrica l’uscita dall’apartheid fu celebrata dal campionato mondiale di calcio 2010, il pugno chiuso di Smith e Carlos  alle Olimpiadi di Città del Messico, 1968, Jesse-Owens che umiliò, con le sue quattro medaglie d’oro, nelle Olimpiadi di Berlino del ’36, il regime nazista. E si potrebbe continuare così, correndo, dribblando, saltando, ri-componendo anima e corpo, dionisiaco e bellezza, qui sulla terra.

Schivare il  populismo

Attenzione, il popolo di Maradona non è populismo e, se lo fosse, ne andrebbe schivata la tentazione. Ma dov’è il dibattito vero su cuore e ragione? Ci riesce da sola Madonna con l’emozionante Don’t-Cry-for-Me-Argentina, dedicata alla struggente storia di Evita. My mad existence, canta e in quelle parole c’è la donna e la politica. Unite.

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