Neri Parenti: «Per De Laurentiis il film era valido se scattavano tre boati in sala»

Al Fatto: «In Merry Christmas era sempre lì. Le maestranze avevano escogitato un trucco per parlarne male, senza il rischio di venir beccati: lo chiamavano ‘Manolo’, e aggiungevano ogni tipo di lamentela o insulto»

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Il Fatto Quotidiano ospita una lunga intervista al regista Neri Parenti. Ha diretto cinepanettoni e attori come Paolo Villaggio, Massimo Boldi, Christian De Sica. Ne racconta i profili e qualche aneddoto. Di Paolo Villaggio, ad esempio, dice:

«Aveva un agente, Mario De Simone, uno schiavo: gli telefonava a qualunque ora, e a qualunque ora doveva dimostrare una certa prontezza. Esempio. Paolo, in casa, aveva un antifurto collegato all’appartamento di Mario, e il poveretto abitava dall’altra parte della città. Tutte le sere, apposta o meno, si scordava di toglierlo. E dopo dieci minuti, si palesava Mario, in pigiama, con sopra il cappotto. Un giorno, Mario, mi ha confessato il lato tragico: ‘Quando sento l’allarme spesso sono vestito: indosso il pigiama nel vago tentativo di intenerire Paolo’. A Villaggio non gliene importava niente. L’unico vezzo di De Simone era di acquistare un palchetto durante gli Internazionali di tennis. Paolo accendeva la televisione e quando si accorgeva della presenza sugli spalti di Mario, felice dietro i giocatori, lo chiamava al cellulare: ‘Venga, è un’emergenza’. Paolo godeva nel vedere il suo agente, trafelato, alzarsi e correre via».

E ancora:

«Villaggio era tremendo. Crudele con gli autisti, li cambiava in continuazione, e nel momento dell’addio applicava la ‘supercazzola’: gli farfugliava qualcosa e qualche indirizzo, ovviamente incomprensibile. All’ennesimo, inevitabile errore, li guardava con commiserazione e aggiungeva: ‘Sono costretto a mandarla via’».

Racconta anche di Aurelio De Laurentiis.

«In Merry Christmas era sempre lì. Le maestranze avevano escogitato un trucco per parlarne male, senza il rischio di venir beccati: lo chiamavano ‘Manolo’, e aggiungevano ogni tipo di lamentela o insulto. Fino a quando De Laurentiis si convinse che ‘Manolo’ fosse della troupe e, preoccupato da tante lagne, convocò il direttore di produzione: ‘Questo tipo è dannoso. Licenzialo’».

Per il primo contratto con Neri Parenti, De Laurentiis inserì una clausola:

«il film è giudicato valido se durante la proiezione scattano tre boati in sala».

Grazie a De Laurentiis, i cinepanettoni hanno avuto, per anni, attori internazionali come Danny De Vito. Racconta:

«Anche qui, bravissimo Aurelio: li prendeva per cinque giorni di riprese, e costruiva l’offerta come una sorta di vacanza di lusso: vieni a Capri, andiamo in barca, poi a mangiare il pesce, ci rilassiamo e giriamo. E aggiungeva un punto: nessuna distribuzione negli Stati Uniti».

E tra i tanti, anche Maradona.

«Era nel suo periodo più buio, quando aveva problemi di droga ed era circondato da personaggi loschi; accettò solo per soldi e con due patti: avrebbe deciso lui, anche all’improvviso, quando era disponibile, e nessuna scena con il pallone. Non semplice. Organizzammo due troupe, 12 ore ognuno. Io in perenne allerta. Diego era in parte conscio della sua condizione e si è scusato: gli volevano bene tutti».

 

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