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Il provincialismo del calcio italiano che è fermo a Pistone meglio di Roberto Carlos

Diario di agosto 2020 / Gasperini viene decantato in esametri, come Aiace Telamonio. Le riviste carbonare sul 4-4-2 e Maradona che voleva giocare solo con Bigon

Il provincialismo del calcio italiano che è fermo a Pistone meglio di Roberto Carlos

Diario di agosto 2020.

La fase finale di Champions League, con la formula Covid messa in piedi dalla UEFA, è strepitosa. Ricorda le estati dei campionati del mondo, per certi versi le sopravanza per qualità. Partite tecniche e ad altissima intensità. Un aperitivo del futuro che ci attende. Roba da frittatona di cipolle e Peroni ghiacciata per settimane.

In finale abbiamo capito che i migliori tifosi sugli spalti sono le panchine delle squadre – sostengono ed incitano fino ed oltre il novantesimo. Vivono di cuoio ma non lo scrivono sugli striscioni in rima baciata. Non fischiano i propri beniamini che sbagliano sotto porta. Raramente difendono la città. Vivono solo l’immediato, simpatizzano con lo sforzo dei compagni. Qualcuno si fa i selfie sul podio, ma siamo la civiltà che siamo. È un calcio di plastica, riconosciamolo, solo se siamo gli anziani di questo gioco e ci scambiano figurine in bianco e nero.

Gli allenatori urlano quasi tutti e producono un fastidioso rumore di fondo. C’è chi suggerisce perentoriamente quale compagno servire al calciatore che rimette dalla linea laterale. Ho sognato, in un paio di casi, il giocatore girarsi verso il coach e rivolgergli le parole che lo scanzonato boxeur Pericle Coccia, in arte Carlo Verdone, indirizza in ciociaro a un fastidiosissimo urlatore in platea. Credo fosse Grand Hotel Excelsior (quando si fittavano camere senza social-distancing).

Il Napoli ha fatto da apripista qualche anno fa, nel suo costante approccio pionieristico alla realtà: si parlò di ridimensionamento del club, all’epoca. Veli squarciati nel tempio. Oggi è divenuta realtà provinciale l’intera nazione calcistica. In prospettiva, Empoli è quasi una realtà metropolitana, ormai. Gasperini è un discreto tecnico e viene decantato in esametri, come Aiace Telamonio. Gli azzurri vanno, in gita premio, a sbattere contro il Barcellona stellare di questi mesi. La Juventus esce per ovvia inerzia. L’Inter viene eliminata e, il giorno dopo, l’argomento principe è uno che ha sfottuto un altro per un evidente parrucchino. C’è aria di forte rinnovamento in Italia.

Lionel Messi, sepolto da otto pappine, cerca Guardiola. È una scelta naturale. Anche Maradona, in carriera, cercava con tutte le forze Albertino Bigon. “Solo lui fa il calcio spettacolo che cerco”. Nella sua vita c’era Crippa e non Iniesta, ma siamo lì.

In Europa le corazzate vincono con i bocciati del nostro torneo. Sugli scarti del campionato italiano si potrebbero scrivere pagine straordinarie di purissima letteratura. Nel Belpaese non siamo mai usciti realmente dall’autismo e l’autarchia calcistici: continuiamo a preferire, ogni anno, Pistone e Centofanti a Roberto Carlos (e imbastiamo dottissimi seminari per spiegarne il sofisticato motivo).

Gattuso conferma che in settimana non pettinano le bambole. Nello spogliatoio girano riviste carbonare sul 4-4-2. Insigne ci sta a provarlo solo se il modulo, considerato eterodosso, non inficia il tiro a giro. Il Presidente finalmente contento del nuovo regime di lavoro duro, in discontinuità con il semi riposo del recente passato. Solo così, infatti, potremo vincere una Coppa Italia, un Campionato Italiano, una Supercoppa Italiana, una Community Shield, un campionato inglese, una coppa d’Inghilterra, un campionato francese, una coppa di Spagna, una Supercoppa di Germania, un campionato tedesco, 3 Champions League, una supercoppa europea e due coppe del mondo per club. Nei prossimi due, massimo tre anni.

Il Paese è ancora scosso dall’impatto della pandemia. Ho chiesto un certificato di diploma al liceo che ho frequentato da ragazzo. Una signora, che gentilmente passava di lì, mi ha risposto che l’unica persona in grado di fornirmelo torna dalle ferie – forse – i primi di settembre. Probabilmente è nella lista di proscritti di Koeman.

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