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L’Economist contro la moda del pane fatto in casa: fa schifo, e il vostro tempo vale di più

L’autorevole giornale economico ammonisce: basta lievito madre e giornate passate a impastare. Smettetela, il lockdown è finito. Tornate a fare il vostro lavoro

L’Economist contro la moda del pane fatto in casa: fa schifo, e il vostro tempo vale di più

Mesi di videochiamate per mostrare a nonni e parentame assortito la perfezione delle nostre pagnotte, dei cornetti appena sfornati, della pizza a regola d’arte. Settimane a spiegare a mammà prima come si usa Zoom per poi ammorbarla sull’alveolatura e i benefici del lievito madre, proprio a lei poi. Il lockdown ci ha resi tutti fornai, costringendoci ad una panificazione forzata per passare il tempo rinchiusi ad aspettare che la pandemia passasse. Non è passata, ma il lockdown sì. Ed è ora di smetterla con questo benedetto pane fatto in casa. Lo dice l’Economist, mica il Napolista.

L’autorevole giornale economico argomenta la questione in termini di rapporto costi/beneficio. Ma parte da una premessa: “c’è una logica alla base della divisione del lavoro: chi ha passato una vita a sviluppare certe competenze sa fare le cose meglio di chi ha provato a imparare qualcosa per qualche ora durante il lockdown”. E’ un problema di specializzazione: raccogliamo i complimenti della zia, ma il nostro pane ai semi non sarà mai gustoso come quello del panificio dietro l’angolo.

L’Economist non lo dice proprio così, ma il concetto è: il vostro pane fatto in casa fa schifo. E costa un botto. Che è poi il motivo dell’articolo. Quanto ci è costato ogni chilo di pane sfornato per noia o per hobby? Quante ore di lavoro abbiamo impiegato per impastare e far crescere, e infine goderci quello sfilatino? Ipotizziamo – scrive l’Economist – che per il vostro lavoro abituale siate pagati circa 10 euro l’ora, una pagnotta vi sarà costata una ventina di euro, più il costo degli ingredienti. Per cui, di nuovo: smettetela, trovate un altro modo per sprecare il vostro tempo.

“Questa trasformazione è uno degli effetti a catena dell’epidemia. Quando la pandemia ha rinchiuso le persone nelle loro case, si sono ritrovati un surplus del proprio tempo a disposizione e una carenza di lavoro altrui, così la vita domestica è tornata all’autosufficienza pre-capitalista. Privi di pane fresco, i banchieri hanno iniziato a panificare. E quando gli scaffali son venuti giù, i consulenti finanziari hanno provato un po’ di carpenteria. Per risolvere il problema dei partner che si trasformavano in yeti, gli avvocati si sono improvvisati barbieri”.

L’Economist ovviamente non sottovaluta l’aspetto del “piacere”, dello svagarsi facendo cose diverse dalle solite. Ma, ammonisce, “dovreste prendere i complimenti che vi fanno per il vostro pane i vostri amici e parenti come metro del loro amore, e non come misura della bravura”. Perché sarà sempre un prodotto di bassa qualità rispetto a chi lo fa per mestiere.

E se vostra moglie vi dice che il vostro pane alle noci è “buonissimo”, “questo gesto di affetto meriterebbe di essere ricambiato con le cose che sapete fare al meglio, per le quali avete studiato. Invece  chi si ostina a produrre pane fatto male per hobby non lo fa”.

Se non per amorproprio, insomma, fatelo per amore e basta: smettetela.

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