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“Il vero problema di Napoli è l’Italia”, grazie La Capria

Dopo il “terrone del cazzo” del dirigente dell’Atalanta. La Lazio è crollata, anche l’arbitro allarga le braccia: non può farci niente. I vecchietti terribili Quaglia e Pandev

“Il vero problema di Napoli è l’Italia”, grazie La Capria
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 32° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2019- 20
La Dea dà due mani agli ergastolani.
Che si avviano un po’ mestamente al nono titolo di fila.
Vinceranno loro, come era nei piani.
Vinceranno loro, anche con la squadra più brutta dell’ultimo decennio.
Anche con il gioco peggiore dell’ultimo secolo.
E i rimpianti napoletani ritornano. Al ricordo dei disastri d’autunno dell’Agnolotto bollito.
Dea di cuore e di coraggio.
Dea di tecnica e di tattica.
Esempio di predominio assoluto gli otto minuti che portano al gol di Zapata.
Otto minuti memorabili che si consegnano alla storia del calcio.
Otto minuti di umiliazione.
La squadra più forte d’Italia, letteralmente in ginocchio.
La squadra più forte d’Italia boccheggiante a implorare pietà e indulgenza.
Non tocca palla per otto interminabili minuti la squadra dei 32 scudetti. Trasformatasi improvvisamente nel Sansovino o nella Sangiovannese dell’ineffabile Sor Polpetta d’antan.
La Dea due volte in vantaggio.
La Dea due volte beffata da due rigori.
Sì, due rigori. Sembra incredibile ma è così.
Due rigori per mettere a posto le cose.
Ed eccoci col solito ritornello.
Come deve essere interpretato il fallo di mano?
C’è una regola valida per tutti o vi è un valore cromatico per gli episodi?
O dobbiamo convincerci definitivamente dell’impossibilità di un caso Leicester in Italia?
Ma vedi un po’ se io, proprio io, devo dar ragione al Gasp, a quel Gasp piccino, equivoco, elusivo, sbricio di etica morale.
Ma vedi un po’ se io, proprio io, devo difendere la squadra di Bergamo.
Una città sempre incomprensibilmente ostile a noialtri fioriti al bel sole del Mezzogiorno.
Proprio ora poi.
Proprio dopo quell’orribile “Terrone del cazzo” pronunciato dal team manager Moioli.
“Il vero problema di Napoli è l’Italia”.
Grazie Dudù La Capria per ricordarcelo, Grazie.
E facciamola finita. Vi prego.
Non saremo mai avversari.
Si abbracciano Paolo Maldini e il Gattaccio.
Ed è quell’abbraccio la cosa più suggestiva che si vede al San Paolo.
Meritavamo di più.
Il Napoli gioca bene, a tratti domina.
Ma al solito, spreca.
Non è roba da poco non finalizzare sette – otto palle goal.
Decisiva ancora una volta la pessima valutazione dell’arbitro sul rigore.
Maksi entra pulito sul pallone e solo successivamente tocca Bonaventura.
Una punizione severa troppo severa.
Che induce i maldicenti del bar sotto casa mia a insinuare cose impensabili.
Addirittura che Rocchi al Var non sia stato mandato a caso.
Perché, dai, i rossoneri in Europa, in un modo o nell’altro, devono andarci.
Godiamoci il Gattaccio.
Il quale, per afferrare un pallone che stava finendo fuori dal campo, zompa – braccia in alto e mani aperte – mentre la polo gli scopre il panzone peloso.
Da leggenda gli occhi di Lazarillo, Pibe, Hysay, seduti in panchina.
Tutti increduli. Curiosi di vedere se la prende o no.
La Lazio è crollata.
La Lazio non c’è più. Terzo stop di fila, e addio sogno scudetto.
Alla rete fortunosa di Luis Alberto nella ripresa, rispondono i Ceramisti in grande rimonta.
Prima con Giacomo Raspadori ventenne bolognese di Bentivoglio all’esordio in A da titolare.
E poi con Ciccio Caputo nel recupero, di testa da pochi passi. 16° gol stagionale per l’attaccante pugliese.
A sto punto anche l’arbitro allarga le braccia, guarda la difesa aquilotta ed esclama «Ragazzi, qui non so cosa farci manco io».
Nervi tesi – pare – negli spogliatoi.
Fra i protagonisti, Acerbi e il dottor Pucini.
Il capitano non ha mezze parole e incolpa il direttore sanitario di non aver gestito al meglio la condizione fisica di alcuni giocatori costringendo Simone Inzaghi a cambiare più volte formazione per via degli infortuni.
Dalle parole ai fatti. I due vengono alle mani. E giù botte da orbi.
La papera di Handa fa tremare i tifosi Suninter.
E il tremore dura tutto il primo tempo.
Ma all’inizio della ripresa cambia la musica.
Gara ribaltata in sei minuti.
Ashley Young sfrutta una bella sponda di Lautaro.
Gol con un tiro al volo da pochi passi.
Poi testa di Diego Godin dopo una torre di Alexis Sanchez, su una bella azione partita dalla lunetta dell’angolo.
Ed e’ sempre lui – migliore in campo – a servire Lautaro per il definitivo 3-1 e l’aggancio al secondo posto.
Ritorna al gol Nicolò Zaniolo. Con lui comincia il dopo Totti, dice bene Fonseca.
E’ un ritorno che è anche una ventata beneaugurante per la nazionale.
Ma ci sono due attempati signori, che incuriosiscono di più, se fosse mai possibile.
Entrambi classe 1983, stanno cercando di trascinare le due genoane verso la salvezza: a suon di gol.
Al Friuli i Ciclisti rialzano la testa grazie a Fabio Quagliarella.
Un gol dei suoi, di quelli fatti di reattività e inventiva, con una capacità di colpire all’interno dell’area.
A Marassi Goran Pandev guida i Grifoni alla vittoria sui rassegnati Salesiani con la rete che ha aperto la partita.
È la nona in campionato per il macedone, che non segnava così dal 2008-09, quando giocava nella Lazio.
Compirà 37 anni fra qualche giorno
Ne compie 80 Renato Pozzetto.
E, come al solito, di Cochi non gliene frega niente a nessuno!
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