ilNapolista

Senza il coraggio di rinnovare, De Laurentiis rischia di far impantanare il Napoli

Qual è la visione del club? Non è chiaro. A dispetto di quel che dicono i tifosi, il presidente è troppo conservatore e ora è nella terra di mezzo

Senza il coraggio di rinnovare, De Laurentiis rischia di far impantanare il Napoli
Aurelio De Laurentiis (foto Ciambelli)

Milik

Ho iniziato a pormi qualche domanda dopo aver letto l’articolo di un mio collega e amico, Alessandro Cappelli, su Rivista Undici. Si parla di Milik, del fatto che il Napoli pare abbia deciso di vendere il centravanti polacco, e che lo stesso Milik abbia deciso di andare via. Si parla del fatto che il Napoli pare sia orientato a trattenere Mertens, e che quindi Milik sia (ancora più) dubbioso sulla sua permanenza al Napoli, anche se poi il suo procuratore ha detto che «c’è una trattativa per il rinnovo». Il senso dell’articolo di Undici è che il Napoli non ha messo a punto una strategia chiara per il futuro, almeno per quanto riguarda gli attaccanti della rosa attuale, e futura.

Le domande che mi sono posto partono da qui e riguardano tutto il resto del progetto tecnico della società di De Laurentiis. Si possono riassumere così: dove sta andando il Napoli? Qual è la visione che sta guidando lo stesso presidente, Giuntoli, Gattuso, nella costruzione della/e prossima/e stagione/i? Le risposte a queste domande non sono molto incoraggianti, almeno in questo momento.

Mertens e Petagna

Ripartiamo dal caso-Milik. L’incertezza regna, perché in questo momento il Napoli in attacco ha Mertens, Milik e Petagna. Mertens compirà 33 anni a giugno, ha un valore di mercato di 20 milioni (fonte Transfermarkt) ed è in scadenza di contratto a giugno 2020; Milik ha 26 anni, un valore di mercato di 32 milioni e un contratto in scadenza nel 2021; Petagna è in prestito alla Spal, compirà 25 anni a giugno e vale 14,5 milioni di euro. Al momento, ripetiamo, non è stata fatta una scelta sul futuro: De Laurentiis e Giuntoli non sono riusciti a rinnovare il contratto di Mertens, non sono riusciti a rinnovare il contratto di Milik e quindi rischiano di perdere il primo a parametro zero e il secondo a un prezzo inferiore rispetto al suo valore di mercato, nella prossima sessione “estiva” – le virgolette sono legate all’evoluzione della pandemia, ovviamente.

Allo stesso tempo, si parla del possibile arrivo di una prima punta – i nomi più frequenti nelle cronache di mercato sono quelli di Azmoun e Jovic. Ma quale sarebbe il senso di inseguire e/o acquistare un altro attaccante se non c’è una direzione chiara da seguire? Nel caso dovesse andare via Mertens, il Napoli avrebbe un attaccante come Milik da poter (finalmente) valorizzare come titolare, senza la (pesante) ombra di un giocatore sempre pronto a soffiargli il posto, dall’alto della sua (innegabile) qualità. Quindi, a quel punto la cessione di Milik sarebbe un’operazione inspiegabile, considerando anche la presenza in organico di una riserva già testata in Serie A, parliamo ovviamente di Petagna.

Stessa situazione nel caso opposto, ovvero con la permanenza di Mertens e l’addio di Milik: acquistare Jovic (22 anni) o Azmoun (25 anni) e affiancare uno di loro a Mertens vorrebbe dire ripetere la stessa dinamica che ha messo in difficoltà emotiva Milik, e usiamo il termine “emotivo” non a caso, perché il polacco ha segnato molto (46 gol in 109 partite a singhiozzo) nonostante il belga spingesse molto dietro di lui. A quel punto, quale attaccante in cerca di esplosione – come Jovic e Azmoun, profili avvicinabili al Napoli per età e status – accetterebbe il trasferimento in azzurro con Mertens presente in rosa?

Senza una politica

La sensazione è che il Napoli stia brancolando nel buio. Per il terzo anno consecutivo, De Laurentiis e Giuntoli stanno continuando a non scegliere. L’indecisione, infatti, va oltre il dubbio su Milik e Mertens. Ovvero: quale sarà il destino di Hysaj? Quello di Allan e Callejón? E Koulibaly? Come sarà gestito il caso-Meret?

La squadra costruita da Benítez e perfezionata con Sarri è ancora lì, ed è come se tenesse in ostaggio lo sviluppo del progetto-Napoli. Ancelotti aveva avviato, quantomeno aveva cercato di avviare, un rinnovamento profondo, ma la sua idea non è stata assecondata. Un atteggiamento che avrebbe avuto e ha avuto un po’ di senso fin quando i risultati sono stati positivi. Ma una stagione come quella interrotta dalla pandemia invita a una riflessione. A cambiare strada, per chi scrive. In ogni caso, a fare scelte chiare.

L’unica che è stata fatta riguarda Insigne: addio a Raiola, voci su un possibile rinnovo, elezione a uomo-simbolo del Napoli che verrà. Giusta o sbagliata che sia, è una decisione definita e definitiva. Condivisa da De Laurentiis e Giuntoli, probabilmente anche da Gattuso. Si ripartirà da e con Insigne, quindi con un certo gioco, con tutta una serie di condizioni che servono per esaltare il talento e la leadership di Lorenzo. Almeno fino a questo momento, però, la strategia politica del Napoli si esaurisce qui. Non ci sono ulteriori indicazioni, soprattutto in relazione alla dimensione economica del club rispetto al calcio italiano ed europeo.

Il Napoli non vende

Per chi scrive, il Napoli ha mantenuto una coerenza strategica fino all’inizio dell’estate 2017. Tirando un po’ la corda, si può arrivare fino all’anno successivo. La squadra di Sarri e lo stesso Sarri si erano guadagnati l’opportunità di restare insieme per tentare l’assalto a un grande titolo; poi il progetto è finito e allora ad Ancelotti è stata consegnata una rosa ibrida, perché il nuovo allenatore capisse come andare avanti contando su una buona base. Un anno dopo, Ancelotti sembrava aver capito. E invece sono stati ceduti solo Reina, Albiol, Hamsik e Jorginho.

L’unica cessione “vera” è stata quella dell’italobrasiliano, e basta consultare i dati dell’osservatorio Cies sul numero di giocatori utilizzati dal Napoli negli ultimi dieci anni per capire come De Laurentiis sia un presidente “venditore” solo sulla carta. In realtà è un dirigente calcistico molto fedele. Innamorato del passato. Per la precisione, della squadra costruita da Benítez e perfezionata da Sarri. Al punto da rinnegare la politica che aveva portato il Napoli nel gotha del calcio italiano e internazionale: cessioni mirate per sistemare il bilancio, acquisto e valorizzazione di calciatori di qualità alla ricerca dell’affermazione definitiva, quasi mai sopra i 28 anni.

Ricadere negli stessi errori

Il Napoli potrebbe ricadere negli stessi errori che l’hanno portato al rischio (più che mai) concreto di non centrare la qualificazione in Champions League. Quando si riprenderà a giocare, la squadra di Gattuso avrà la missione di recuperare nove punti (con una gara giocata in più) all’Atalanta quarta in classifica. Certo il rendimento in campionato non rispecchia il reale valore della squadra, ma è evidente come questo gruppo sia a fine ciclo. Non risolvere l’incertezza su Milik/Mertens e su altri slot della rosa potrebbe accentuare il ritardo da squadre che hanno un progetto più solido – Inter e Juventus in testa, la Lazio e la stessa Atalanta.

Finora, il Napoli non ha saputo/voluto dire addio a certi calciatori perché pieno di dubbi sul valore di coloro che sarebbero arrivati a sostituirli. Quando invece la forza del progetto di De Laurentiis si è manifestata compiutamente proprio quando la rosa è stata rinnovata. Oggi l’organico del Napoli ha un’età media alta, soprattutto rispetto al passato (28 anni), eppure i segnali che arrivano dall’interno sono contrastanti. Insigne compirà 29 anni tra poche settimane, intorno a lui potrebbero/dovrebbero essere inseriti i nuovi Zielinski, Fabián Ruiz, e invece si parla ancora di Mertens, Callejón, della possibile permanenza di Allan.

È il momento di cancellare il passato. Di prendersi qualche rischio. È l’inevitabile destino di una squadra che ha disattivato il mercato in uscita per troppo tempo, dimenticando che poteva migliorare solo così. E infatti è ristagnata. Ma che pure nel ristagno ha mostrato che il futuro appartiene a coloro che sono proiettati nel futuro. Quali sono stati i migliori giocatori del Napoli in questa stagione così complicata? Meret, Di Lorenzo, Manolas, Zielinski, Fabián Ruiz, Demme, Milik, Mertens, ovviamente a turno. Cinque su otto sono arrivati negli ultimi due anni, dopo l’addio di Sarri; Zielinski e Milik non erano titolari fissi nell’ultima stagione di Sarri. Magari non è un caso.

ilnapolista © riproduzione riservata