La “purga” di Barcellona: Bartomeu approfitta della crisi per rivoluzionare il cda
"Si sente Messi", scrive il Pais. Esautorati i vicepresidenti Rousaud e Tombas per lo scandalo della campagna denigratoria sui social
"Si sente Messi", scrive il Pais. Esautorati i vicepresidenti Rousaud e Tombas per lo scandalo della campagna denigratoria sui social
“Bartomeu si sente Leo Messi”, scrive il Pais. “Purga”, titola AS. Lo “scisma” del Barcellona, come lo chiama Vanguardia, approfitta della notte. E della chiusura del calcio per pandemia. Il piccolo golpe del presidente Blaugrana si consuma sottotraccia e vien fuori a cose fatte.
Bartomeu ha deciso esautorare due dei suoi vicepresidenti più importanti: Emili Rousaud, fino a ieri il suo delfino, ed Enrique Tombas, il vicepresidente economico. Ad entrambi è stato comunicato che non hanno più la fiducia del Presidente e che possono restare come semplici membri, o se credono presentare le dimissioni. E così anche Silvio Elias, membro della commissione sportiva responsabile del calcio di base, e Josep Pont, responsabile dell’area commerciale. Anche il segretario del consiglio di amministrazione, Jordi Calsamiglia, lascerebbe, ma per motivi personali, secondo il Mundo Deportivo.
Insomma Bartomeu ha rivoluzionato il Consiglio d’amministrazione. Secondo il Pais è “guidato dalla sua ossessione per la Champions League, il trofeo su cui ha costruito il suo regno nel 2015 e con cui intende onorare il suo addio nel 2021”. E non persevera nel portare avanti il progetto urbano di Espai Barça, una campagna “rischiosa” e già rivista più volte per i suoi investimenti eccessivi.
Bartomeu, secondo la stampa spagnola, è pronto a sacrificare tutti i dirigenti necessari in vista delle prossime elezioni presidenziali sulle quali aleggia lo spettro del ritorno di Joan Laporta e Sandro Rosell. “Il modello gestionale di Bartomeu non ha nulla a che vedere con Laporta e Rosell”, spiega il Pais. Rosell ha abbassato il debito, controllato il conto stipendi, generato bonus e corretto la mancanza di controllo centrale della gestione Laporta”.
Ma “il successo ha accecato Bartomeu e da allora non ha più agito come un manager, ma in modo plenipotenziario, protetto in una bolla presidenziale destinata a portare a termine il suo mandato. Sono sette i vicepresidenti invitati a dimettersi: Javier Faus, Susana Monje, Manuel Arroyo, Carles Vilarrubí, Jordi Mestre e ora Emili Rousaud ed Enrique Tombas.
Bartomeu ha scaricato Rousaud, Tombas, Elías e Font per essere stati critici nei suoi confronti, per aver ipotizzato elezioni anticipate, per aver richiesto un audit esterno per il “Barçagate” (lo scandalo sulla presunta campagna d’odio orchestrata sui social), e per aver discusso le riduzioni salariali e il ricorso all’ERTE.