Il direttore dello Spallanzani: «Non è etico fare i test ai calciatori mentre tutti gli altri aspettano»

Intervista alla Gazzetta: «Pensare che tenere le squadre in ritiro risolva tutto è da incolti, tipico di chi non sa nulla di malattie infettive».

Serie A

foto Hermann / Kontrolab

La Gazzetta intervista Giuseppe Ippolito direttore scientifico dell’Istituto «Spallanzani» di Roma, specializzato in malattie
infettive.

A proposito dei test preventivi.

«Premetto che non esistono patenti di immunità e non è etico far fare sierologie e test ogni pochi giorni agli atleti. Questo mentre i pazienti e il personale sanitario non riesce a farli».

Non basterebbe l’ipotesi di tenere le squadre in ritiro?

«Chi parlasse di patenti di immunità, chi consigliasse tutto questo alle istituzioni sportive, li avesse consigliati o li consigliasse è un incolto, che non sa niente di malattie infettive e da ultimo un parolaio spudorato».

Che cosa succederà in una palestra o in una piscina?
«Si procederà per gradi Naturalmente dipenderà dagli spazi e dalla possibilità di rispettare le distanze. Quanto alla piscina c’è
anche da studiare meglio il ruolo del vapore».

A tennis la pallina può essere veicolo di contagio?
«Vorrà dire che in un mondo in cui useremo tutti la mascherina giocheremo a tennis con i guanti…».

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