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«I veri meridionali non si offendono per Feltri. Siamo persone serie e laboriose»

Apollonio su Libero. Sono le statistiche sui redditi a dimostrare che i meridionali sono economicamente inferiori. Al Nord nessuno di noi meridionali si è mai sentito «straniero»

«I veri meridionali non si offendono per Feltri. Siamo persone serie e laboriose»

Su Libero, il commento di Nicola Apollonio. Si inserisce nel dibattito Nord-Sud in cui Vittorio Feltri ha messo il carico da 90 e spinge a distinguere i meridionali da chi si è scagliato contro il direttore del quotidiano. Parla ai meridionali da meridionale, dice.

I meridionali non sono quelli che hanno vomitato odio contro Feltri, scrive. I veri meridionali sono altri. Per la maggior parte

“gente laboriosa, uomini e donne che non s’arrendono mai dinanzi ai sacrifici, gente (soprattutto quella di altre generazioni) che lasciava il paese natio per andarsi a rompere la schiena delle miniere del Belgio, nelle fabbriche svizzere, o a costruire strade e ponti in Germania”.

Sono quelli che si danno da fare notte e giorno

“per cambiare i connotati alle nostre città e ai nostri paesi che una classe politica incapace o indolente aveva reso impraticabili”.

Il Sud è altro.

“Il Sud non è quello che viene raccontato. Non sono gli uomini e le donne di questa parte d’Italia certamente non fortunata che si oppongono allo sviluppo e alla crescita sociale ed economica dei territori”.

A vomitare insulti e a sporcare l’immagine del Sud sono

“i soliti quattro cialtroni senz’arte né parte che passano il loro tempo ad insultare chiunque capiti a tiro. Non hanno mai messo il naso fuori dall’uscio, mai aperto un libro (e se lo hanno fatto non hanno capito quel che c’era scritto), non leggono i giornali, e in tivù guardano «uomini e donne». Se ne stanno sdraiati tutto il giorno su un divano di similpelle con in tasca i proventi del famigerato reddito di cittadinanza. Naturalmente, sordi a qualsiasi sollecitazione di cambiamento che venga dalla società civile”.

Passano il tempo a smanettare sui cellulari oltraggiando il Nord “universalmente riconosciuto come la «locomotiva morale ed economica» d’Italia”.

Apollonio continua:

“Si arriva ad insultare Vittorio Feltri, augurandogli finanche la morte, solo perché dice che «i meridionali sono economicamente inferiori». Non è vero, forse? Non lo dimostrano le statistiche relative ai redditi? Qual è l’offesa, per cui si fomenta la piazza social ad avviare una campagna denigratoria contro chi ha dimostrato in mille modi di volere il riscatto di una terra mortificata non dai «polentoni» ma da chi per decenni l’ha martoriata con leggi assurde e con tornaconti personali. È la cronaca giudiziaria a testimoniarlo”.

Il Nord ha sempre accolto con benevolenza i meridionali, assicura. Dopo una prima diffidenza, “com’è giusto che sia per chi ti capiti in casa senza un minimo di credenziali”, ha dato loro lavoro e casa. Chiunque può testimoniarlo, scrive.

“I meridionali arrivavano al Nord con la valigia di cartone e senza una prospettiva di vita, alcuni avevano un mestiere, altri soltanto l’intenzione di mettere a frutto il diploma o la laurea conseguita con mille sacrifici familiari. Bene, in poco tempo quei meridionali si sono ritrovati con un lavoro, una casa e una famiglia, oltre ai nuovi amici «polentoni» dotati di un cuore e di un’anima. A Milano, a Torino o a Bergamo nessuno di noi meridionali si è mai sentito «straniero». Così come non si sentono estranei i meridionali che sono arrivati negli anni successivi, in epoca diversa, in tempi un tantino travagliati come sono quelli attuali”.

E invece, in una tragedia come quella che stiamo vivendo, che ha travolto “tutta la parte più sana del Paese”, e in cui intere regioni sono costrette a contare i morti a migliaia senza nemmeno la possibilità, per i loro familiari, di concedere loro l’ultimo saluto, qualche cialtrone napoletano scrive che vedere tanti polentoni morti è una buona notizia.

Apollonio conclude:

“Mi vergogno per loro. Per fortuna, i meridionali sono di un’altra stoffa. Sicuramente diversi da chi dice di voler «chiudere i confini regionali» per paura che dal Nord arrivino i portatori di virus. Roba da matti. Sono passati 160 anni da quando Garibaldi unificò l’Italia. Adesso arrivano i «barbari» che la rivogliono spaccata? Non scherziamo”.

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