Alla Gazzetta dello Sport: «C’è di peggio che stare in casa. Dopo mesi in ospedale stare in casa con la mia famiglia intorno è un privilegio…»
Bellissima intervista a Sinisa Mihajlovic sulla Gazzetta dello Sport
«Dopo? Sarà bellissimo… E quel dopo arriverà presto»
Il tecnico del Bologna che ha dato prova di coraggio e forza nell’affrontare la sua personale battaglia con la malattia, parla dalla sua casa di Roma
«Capisco che per chi non è abituato può sembrare un sacrificio, ma per me queste precauzioni che ci impongono sono una passeggiata. Ho passato mesi chiuso in una stanza di ospedale tre metri per tre, attaccato a fili e flebo, senza poter aprire neanche una finestra, pensi sia un problema essere in famiglia, a casa, e uscire in terrazzo a fumare una sigaretta? Sono mesi che uso una mascherina e non abbraccio e do la mano. Non ho dovuto cambiare le abitudini. Sono un po’ orso, non mi ha pesato evitare tanti contatti, anzi scherzando dico spesso che terrò questa precauzione per i prossimi 5 anni…».
Sinisa racconta la sua vita in casa
«Per me piacevole. Non sto sminuendo né i pericoli del coronavirus, che debelleremo, né l’ansia di chi magari non è abituato a stare chiuso in casa. Anche mia moglie Arianna sembra un leone in gabbia: fa l’uncinetto poi si alza, poi lo riprende, poi va in cucina, poi in camera, poi torna… Si muove più lei di certi calciatori in campo (ride, ndr). Esce solo per fare la spesa. Ognuno ha il suo vissuto, non faccio paragoni. Ma secondo te dopo aver vissuto due guerre, le bombe che potevano distruggerti la casa, i coprifuoco, sarà mai un problema stare a casa, sul divano davanti alla tv, leggere un libro o andare in terrazzo a fumare? Dopo mesi in ospedale stare in casa con la mia famiglia intorno è un privilegio… Dopo la malattia ho detto spesso che ogni cosa ha riacquistato per me valore e mi sembra bellissima: una boccata d’aria, una doccia con l’acqua che ti scende sul viso, un panorama. Io ormai apprezzo ogni singolo momento della mia vita. Oggi posso aggiungere qualche aspetto derivante dallo stare in casa…»
Perché in fondo stare a casa non è male, sicuro meglio che stare in ospedale
«C’è di peggio no? Ci chiedono solo questo: stare in casa. Gli ospedali in alcune regioni sono pieni, le terapie intensive non bastano per tutti. Io so di cosa parlo purtroppo. E non c’è solo il coronavirus da curare negli ospedali: i medici stanno facendo un lavoro enorme, abbiamo il dovere di aiutarli evitando che il contagio aumenti e di essere un pericolo per le fasce più deboli e delicate di salute».
Il suo appello è anche un inno alla gioia
«Agli italiani dico, seguiamo le istruzioni che ci danno, dopo il picco arriverà la discesa e allora il dopo sarà bellissimo. La normalità della vita quotidiana, un abbraccio, lo stare insieme, il piacere di andare a vedere una partita di calcio».