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L’ad di Conad: «C’è brace sotto la cenere, sono preoccupato della tenuta generale del Paese»

Repubblica intervista Francesco Pugliese: «Se finora non abbiamo vissuto rivolte è stato solo grazie alla liquidità del lavoro nero. Ho detto ai dipendenti di registrare le situazioni di bisogno e segnalarle»

L’ad di Conad: «C’è brace sotto la cenere, sono preoccupato della tenuta generale del Paese»

Repubblica intervista Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad. Il tema è quello delle tensioni sociali che si rischiano in tempi di emergenza sanitaria da Covid-19.

«C’è brace sotto la cenere, sono preoccupato della tenuta generale del Paese. Nei punti vendita registriamo livelli d’ansia e di nervosismo crescenti, esasperati dalla prolungata costrizione in luoghi chiusi. Vede, io vivo a Parma ma sono un uomo del Sud, dove si registrano tassi di disoccupazione che in certe zone superano il 25%. Se finora non abbiamo vissuto rivolte sul tipo dei riots londinesi del 2011 è stato solo grazie alla liquidità del lavoro nero. Ma oggi quei flussi di denaro invisibile sono in via di esaurimento. Chi non percepisce il reddito di cittadinanza, e sono la maggioranza, fra poco sentirà il duro».

Conad ha alzato il livello di vigilanza e incrementato i rapporti con le autorità ma ha anche dato alcune indicazioni ai suoi dipendenti alla cassa.

«Ascoltate, registrate le situazioni di bisogno, segnalatele all’imprenditore e alle istituzioni perché si intervenga tempestivamente. Da anni noi collaboriamo con la Caritas. La domenica anch’io e altri dirigenti frequentiamo le mense popolari, dove s’incontrano pensionati vestiti bene, padri separati, mica solo gli extracomunitari».

Pugliese non è soddisfatto della scelta del governo di instaurare i buoni pasto.

«Avevo consigliato la distribuzione di carte prepagate, magari con un taglio da 100 euro. Ma ci adeguiamo ai buoni spesa. Conad praticherà uno sconto del 10% sul carrello, e confido che anche le altre catene seguiranno il nostro esempio. Non vorrei che limitandosi alla promessa di tenere fermi i prezzi si finisca per scaricare i costi sui fornitori, penalizzando una catena già fragile».

Non bisogna credere che i supermercati si stanno arricchendo approfittando dell’emergenza sanitaria, dice.

«Su base annua il nostro incremento di fatturato è del 5% e alla fine nei bilanci dovremo calcolare i costi accresciuti di assetti logistici sempre più precari e di spese per il personale aumentate. Non è il momento dell’egoismo, i nostri margini verranno condivisi nella tenuta di un sistema distributivo che, per esempio, comporta tenere aperti anche 515 negozi nei comuni con meno di cinquemila abitanti».

Pugliese parla anche della gestione dei suoi dipendenti, oltre cinquemila, molti dei quali precari e interinali. Respinge al mittente le accuse di sfruttarli.

«Se fossimo degli sfruttatori, degli affamatori delle nostre maestranze, lei crede che darebbero la splendida prova di abnegazione che è sotto gli occhi di tutti? Sono quasi 400 mila gli addetti della grande distribuzione che stanno lavorando col sorriso sulle labbra dietro la mascherina. Dallo scaffalista al macellaio, che è un po’ il nostro chirurgo. In questi giorni forniamo polizze assicurative aggiuntive per il coronavirus e buoni spesa anche per i magazzinieri esterni».

Ma attenzione, non spetta alla Conad gestire l’ordine pubblico.

«Le autorità non possono venirci a chiedere, com’è successo in alcune regioni, di misurare la temperatura dei clienti all’ingresso, o di vietare la vendita di una parte dell’assortimento come i pennarelli o le mutande. L’altro giorno a Parma mi sono assunto io stesso il rischio di una multa regalando la biancheria a un trasfertista bloccato in città senza ricambio».

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