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Gli industriali lombardi contro la chiusura. In 12mila chiedono ai prefetti una deroga del decreto Conte

Su Repubblica. Per le imprese i codici Ateco sono vecchi. I sindacati: «Le aziende corrono a cambiare il codice Ateco per rientrare nell’elenco di chi può lavorare».

Gli industriali lombardi contro la chiusura. In 12mila chiedono ai prefetti una deroga del decreto Conte

Secondo le rilevazioni dell’Istat, nella Lombardia in ginocchio per il coronavirus lavorano ancora oltre due milioni di persone. Gli imprenditori, però, su questo dato mostrano delle riserve.

Marco Bonometti, presidente Confidustria Lombardia, ritiene che i dati non siano corretti per due motivi. Innanzitutto i codici Ateco sono obsoleti, e poi molti lavorano da casa. Lo dichiara a Repubblica:

«Bloccare più di quanto si sia fatto fino adesso è praticamente impossibile. Il vero nodo è nel sistema di rilevazione. I famosi codici Ateco rappresentano una realtà industriale della fine del secolo scorso. Oggi la realtà è molto più intrecciata. Le parlo per i miei associati: lavora circa il 35 per cento delle imprese e lo fa utilizzando gli impianti al 30 per cento. Ci sono poi realtà, come la città di Milano, dove i lavoratori in attività lavorano nell’80 per cento da casa».

La Cgil non è d’accordo. Denuncia che in un solo giorno le imprese lombarde hanno presentato ai prefetti 12mila richieste di deroga al decreto Conte, che blocca le attività non essenziali. Molti, insomma, provano a fare passare per essenziali attività produttive che in realtà non lo sono.

«Del resto come si fa a distinguere? Gli pneumatici sono una produzione essenziale? Forse no. Ma se l’azienda dimostra che le sue gomme vengono montate sulle ambulanze, lo diventano».

La segretaria della Cigl lombarda, Elena Lattuada, suggerisce che dovrebbero essere i sindacati ad accogliere e verificare le richieste presentate ai prefetti. E ribatte anche agli imprenditori che giudicano obsoleti i codici Ateco.

«A noi risulta che negli ultimi giorni ci sia stata la corsa delle aziende a cambiare il codice Ateco per rientrare nell’elenco di chi può lavorare».

Le richieste di deroga ai prefetti non caratterizzano solo la Lombardia. Anche in Veneto, secondo la Cgil, sono circa 12.000.

E per chi deve lavorare per forza c’è il problema delle mascherine che scarseggiano, come denuncia la Cgil, che parla anche di scioperi da parte dei lavoratori che non si sentono al sicuro.

 

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