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“Gallera dice in tv che chi ha sintomi e vuole un tampone può andare in pronto soccorso. Non è vero”

Sul Fatto la denuncia di un medico di base milanese: “Ogni giorno ho 2 o 3 pazienti con i sintomi del virus e non posso sapere se sono contagiati. La Regione più ricca d’Italia ci ha abbandonati”

“Gallera dice in tv che chi ha sintomi e vuole un tampone può andare in pronto soccorso. Non è vero”

I tamponi non ci sono e io ho fatto fatica perfino a ricoverare in ospedale un paziente con polmonite: mi dicevano di aspettare, di contargli i respiri al minuto”.

Sul Fatto Quotidiano la denuncia di un medico di base lombardo, Giovanni Peracchi. Dichiara che la Regione Lombardia ha lasciati soli i medici di famiglia: non hanno gli strumenti per curare i tanti pazienti con sintomi da coronavirus che sono a casa.

“Oggi ho 25 assistiti che hanno i sintomi del virus. Ogni giorno se ne aggiungono due o tre. Se moltiplichiamo questo numero per duemila, quanti sono i medici di famiglia a Milano, abbiamo 50 mila sospetti contagiati, più i loro famigliari. Ma nessuno li vuole contare. Del resto è impossibile: noi medici non abbiamo i tamponi per dire se davvero sono contagiati. Hanno i sintomi dell’influenza. Se continuano ad avere febbre oltre i sette giorni io li ritengo sospetti Covid-19 e li metto in isolamento a casa, con tutti i loro famigliari. Ma non ho i tamponi per saperlo con certezza”.

All’inizio dell’emergenza, racconta, dall’Ats, azienda sanitaria territoriale, è arrivata una mail in cui si dichiarava che i tamponi erano riservati solo “ai pazienti sintomatici in fase di ricovero ospedaliero’, dunque di non chiederli proprio.

“Ho sentito l’assessore Giulio Gallera dire in tv che chi ha sintomi e vuole un tampone può andare in pronto soccorso. Non è vero. I tamponi non ci sono e io ho fatto fatica perfino a ricoverare in ospedale un paziente con polmonite: mi dicevano di aspettare, di contargli i respiri al minuto”.

Il risultato è che tutti questi pazienti con sintomi sono chiusi in casa senza sapere se hanno una banale influenza o il Covid-19.

“Famiglie che si chiudono in casa angosciate, che non possono uscire e devono trovare qualcuno che faccia loro la spesa e la lasci davanti alla porta”.

Il medico si chiede per quanto tempo potrà tenerli in isolamento. Non ci sono indicazioni e ci vorrebbe un tampone per accertare la guarigione, ma i tamponi non esistono.

“Eppure la Lombardia è ricca, più ricca del Veneto, ci sono state molte donazioni private. Ma i soldi per i tamponi non ci sono. E io, come tutti i miei colleghi, non riesco a stabilire né l’ingresso, né la fine del contagio”.

E ancora una denuncia a Gallera.

“Ho visto in tv la vicesindaca di Brescia piangere, chiedendo più tamponi. E Gallera che le rispondeva che basta andare al pronto soccorso. Non è vero”.

Tra i suoi pazienti anche tanti stranieri, che spesso non dicono di essere malati per timore di perdere il permesso di soggiorno o il lavoro.

“Andiamo avanti senza lamentarci. Ora Fontana ha detto che aumenterà i tamponi (anche in presenza di un solo sintomo). Vedremo. Ma è mai possibile che la Regione più ricca d’Italia finora ci abbia lasciato così?”.

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