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Cafiero de Raho: «Rischiamo di consegnare la nostra economia alla camorra».

Il procuratore antimafia a Repubblica Napoli: «I clan sono già inseriti nei settori produttivi che non si sono fermati. Consegnano la droga a domicilio e c’è l’usura»

Cafiero de Raho: «Rischiamo di consegnare la nostra economia alla camorra».

Repubblica Napoli intervista il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho. L’intervista è di Dario Del Porto.

«Rischiamo di consegnare la nostra economia alla camorra».

In questo momento, dice, il pericolo non è solo quello di infiltrazioni criminali nelle imprese, ma anche

«la storica attitudine dei clan a sfruttare la povertà per ottenere consenso sociale».

Le organizzazioni criminali hanno già occupato settori strategici nella crisi.

«Penso alle infiltrazioni nelle imprese di pulizie, nei trasporti su gomma delle merci e, in particolar modo, dei prodotti ortufrutticoli. Ma anche all’accaparramento di centri di grande distribuzione alimentare. E in questi anni abbiamo visto denaro dei clan investito anche nell’acquisto di farmacie. Così, adesso, i gruppi più strutturati si ritrovano già inseriti nei settori produttivi che non si sono fermati e anzi rappresentano le uniche voci attive dell’economia».

Cafiero propone anche un’altra riflessione.

«La camorra si sta adeguando alle necessità imposte da questa particolare fase storica. Chiuse le piazze di spaccio, la droga viene consegnata a domicilio. Inoltre, la crisi di liquidità che sta investendo un numero enorme di famiglie rappresenta una formidabile opportunità per la malavita».

I clan, in particolare quelli inseriti nel commercio di droga, più forti economicamente, possono fare leva sugli strati della società che sono ormai prive di reddito e sui lavoratori a nero.

«Offrendosi di prestare somme in contanti in cambio di interessi, oppure attirando in attività illecite chi ha un disperato bisogno di arrivare alla fine del mese. Le cosche possono offrire soldi e lavoro a persone che a causa dell’epidemia hanno perso tutto».

 

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