ilNapolista

«A Caserta abbiamo guarito un paziente con il Remdesivir. Migliorano quelli trattati con il Tocilizumab»

Su Repubblica Napoli intervista a Paolo Maggi, dell’Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano: «Usiamo i farmaci nelle fasi iniziali della polmonite senza attendere che il paziente vada in rianimazione»  

«A Caserta abbiamo guarito un paziente con il Remdesivir. Migliorano quelli trattati con il Tocilizumab»

Su Repubblica Napoli un’intervista a Paolo Maggi. E’ direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Qui, un paziente 39enne positivo al Covid è stato guarito con il Remdesivir. Si tratta di un antivirale messo a disposizione, gratuitamente, dalla casa farmaceutica Gilead, ma non ancora in commercio.

Il paziente era in rianimazione.

«E’ stato trattato per pochi giorni con Remdesivir, in combinazione con farmaci anti-hiv e antimalarici. Le sue condizioni sono migliorate. E’ stato estubato e si è negativizzato al tampone. È guarito, ma per la ripresa e le dimissioni ci vorrà ancora del tempo».

All’ospedale di Caserta si usa anche il Tocilizumab, il farmaco contro l’artrite reumatoide. Sono otto i pazienti su cui è stato sperimentato. Maggi spiega le differenze tra i due medicinali.

«Il Remdesivir è un un antivirale ad ampio spettro che ha dimostrato di avere un’azione contro il coronavirus: cura l’infezione. Era stato testato per Ebola, Sars, Mers. Il Tocilizumab blocca la cascata immunitaria che il virus attiva. La malattia polmonare grave, infatti, non è dovuta tanto all’azione diretta del coronavirus quanto a una reazione del nostro organismo che determina una tempesta di sostanze infiammatorie all’interno del polmone, definita sindrome da rilascio citochinico. Il Tocilizumab inibendo una citochina chiave blocca la serie drammatica di eventi all’interno del polmone. Dei pazienti trattati con questo farmaco ne abbiamo dimesso uno, gli altri sono tutti in miglioramento e ci auguriamo di dimetterli a breve».

Entrambi i farmaci, spiega, vengono utilizzati

«Nelle fasi iniziali della polmonite senza attendere che questa si scateni e il paziente vada in rianimazione».

In base al caso clinico si sceglie il farmaco da usare.

«La scelta si fa nel momento in cui si delinea un quadro polmonare che potrebbe evolvere in maniera drammatica. Utilizziamo i farmaci anti-Hiv e l’antimalarico che sono già in commercio e, dunque, più facili da ottenere, in combinazione con gli altri che per ovvie ragioni sono meno facili da reperire. Tocilizumab è prodotto in quantità limitate e sta scarseggiando, Remdesivir non è in commercio, ora non ne abbiamo ma la situazione potrebbe cambiare. Anzi ci auguriamo che cambi presto».

Il primario analizza anche la curva del contagio in Campania. I casi aumentano, ma in modo lineare.

«Al momento non abbiamo superato i 160 contagi al giorno, quindi non è una crescita drammatica, anche perché va tenuto conto che sta aumentando il numero di tamponi. Speriamo di non avere uno tsunami e che, come alcuni modelli sembrano ipotizzare, a metà aprile inizi la discesa. Tutto dipende da quanto saranno attenti i campani a mantenere rigorosamente le distanze sociali: è la chiave per fermare il virus. In Cina sono riusciti con un rigore molto maggiore del nostro a fermare in 6 settimane l’epidemia e ora stanno affrontando i casi di ritorno, noi dobbiamo cercare di avere un simile comportamento e bisognerà poi fare molta attenzione perché la circolazione del virus non riprenda».

 

ilnapolista © riproduzione riservata