Il fotografo spiega a Repubblica la sua posizione dopo essere finito nella bufera per un’uscita infelice ma che, dice, è stata estrapolata dal contesto. «Non era destinata alla pubblicazione, i social sono un pozzo nero»

Qualche giorno fa Oliviero Toscani è stato al centro della bufera per una frase pronunciata nel corso della trasmissione radio “Un giorno da pecora”. Commentando la foto che lo ritrae con Benetton e i fondatori delle Sardine ha dichiarato:
“Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola”.
Oggi, intervistato da Repubblica, e dopo aver scatenato l’indignazione del mondo intero, anche di quello istituzionale, il fotografo si scusa.
«Mi scuso. Di più: ho vergogna anche di scusarmi. Sono distrutto umanamente e profondamente addolorato».
Toscani ha spiegato la sua posizione.
«Ho detto quelle parole infelici, ma la mia frase è stata estrapolata dal contesto. Volevo solo dire che Fabrica è un centro culturale che non ha nulla a che fare con Autostrade. E che non stavamo discutendo di quello, del ponte Morandi che è cascato. Il ponte non c’entra nulla con le nostre attività, noi ci confrontavamo sulle forme di comunicazione moderna. E insomma tutto il casino che è stato montato ad arte su quell’incontro con le Sardine, Benetton, il ponte… ecco quello non ci interessa».
Ad indignarsi sono state, ovviamente, in primo luogo le famiglie delle vittime del Morandi. Toscani commenta:
«Richiedo scusa. Ho sempre ammirato il riserbo, la dignità dei parenti delle vittime, la forza con la quale chiedono giustizia, la tenacia di un dolore mai esibito. Sono un esperto e mi intendo di facce belle; ebbene, tra quelle rivelate dal dolore in questo nostro disgraziato e magnifico paese, ricordo bene l’impressione che mi fece la signora Egle Possetti, che spesso li rappresenta, le parole che ha sempre saputo trovare, forti e persino scandalose nella richiesta di giustizia ma mai cupamente vendicative. Vorrei averli anche io dei parenti così se dovessi finire vittima di una tragedia come quella».
E aggiunge che l’incontro era con le Sardine. Luciano Benetton era passato solo per un saluto e che la foto doveva essere solo un ricordo.
«Era un incontro privato e quella foto non era destinata alla pubblicazione, ma come ogni foto ricordo di questi tempi è finita online e il giorno dopo è successo il solito tiro a bersaglio: i poteri forti, il sistema… Io sono veramente toccato, ti rendi conto di che cosa è diventata la comunicazione oggi».
La colpa è dei social, dice.
«I social sono diventati l’ultimo gradino del pozzo nero dell’informazione moderna. E lo dice uno che vive di informazione. Ma non ci sono solo i social. Ho coniato un neologismo, i giornalisti teleidiotizzati, quelli che mettono da parte la loro onestà intellettuale soffocati dalle esigenze televisive e cercano solo di fare audience. E la gente crede a quello che sente in tv che sia o no la verità».
Niente nomi, però. E comunque Toscani ci tiene a dire che con il ponte non c’entra niente.
«Evitiamo i nomi, ma per tornare al ponte: è assurdo chiedere conto a me del crollo del Morandi. Ho lavorato con Benetton fino al 2000 e non c’era Autostrade, sono tornato che c’era, ma non so neanche dove sia la sua sede».