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I cori contro Napoli non costano nulla: 60mila euro in 22 giornate

I cori discriminatori hanno sempre e solo la stessa “matrice territoriale”: Napoli e provincia. Quest’anno sono state fin qui sanzionate solo quattro società

I cori contro Napoli non costano nulla: 60mila euro in 22 giornate

Diecimila euro, tanto valgono per il Giudice Sportivo sportivo i “cori insultanti di matrice territoriale” dei tifosi della Sampdoria contro Napoli. Da tabella. Val la pena di capire a questo punto quanto costa al calcio italiano l’invocazione diffusa al Vesuvio che dovrebbe lavare col fuoco un intero popolo. Ci vogliono dieci minuti, e il risultato è altrettanto striminzito: non costa nulla.

Per restare alla stagione in corso, arrivati alla ventiduesima giornata, hanno pagato solo quattro società per un totale di ben 60.000 euro: 10.000 euro alla Fiorentina, alla prima giornata; 30.000 alla Roma all’undicesima, altri 10.000 al Milan alla tredicesima, e, appunto i 10.000 euro alla Sampdoria.

Sono solo quelli rilevati “direttamente”, cioè con il Napoli in campo a fare da bersaglio. Il Giudice Sportivo non ha mai sentito, tantomeno punito, i cori contro i napoletani cantati in contumacia, quando l’avversario da battere è un altro, e i tifosi da odiare stanno magari giocando a centinaia di chilometri di distanza. Succede spesso, un po’ ovunque. Tanto che alcune volte allo stadio non c’è nemmeno un napoletano da offendere, i cori vanno a vuoto.

60.000 euro in 22 giornate sono spicciolame, non solo come valutazione pecuniaria di una sanzione per un fenomeno odioso e largamente diffuso e radicato in parecchi stadi italiani. Ma anche come risposta alla percezione della gravità di questa prassi da molti definita solo canzonatoria. Ieri al termine di Samp-Napoli Claudio Ranieri ha sentito il bisogno di scusarsi a nome dei tifosi blucerchiati, usando una perifrasi un po’ sbilenca ma che non tradiva il concetto:

“Mi dispiace, ho tanti amici a Napoli e ho tanti amici. Chiedo scusa io per i tifosi che erano arrabbiati per le decisioni dell’arbitro”.

Mentre la maggior parte dei media non ha potuto far altro che rimarcare l’ennesima vergogna, il Secolo ha cercato di fare dei distinguo: “Prima del fischio di inizio botta e risposta tra le tifoserie. Le ostilità tra tifosi le aprono i napoletani (circa 700 nel settore ospiti), la Sud (che ricorda Armando Leonardi con uno striscione) risponde con gli ormai noti cori anti-Napoli”.

Insomma: hanno cominciato prima i napoletani.

Arrivati ad un certo punto – non si sa quale e quanto distante, lasciateci sognare – andrebbe forse fatta una valutazione persino lessicale sull’inconsistenza della norma che in teoria dovrebbe punire questi comportamenti. “Cori insultanti di matrice territoriale” non significa nulla, dopo anni in cui la matrice territoriale è praticamente solo una: Napoli e provincia. Pur in burocratese si può essere più specifici: “cori insultanti contro Napoli e i napoletani”, per esempio, coglierebbe nel segno senza margine di errore. In ogni caso invocare l’eruzione di un vulcano per sterminare una popolazione costa 10.000 euro, prezzo fisso. Ed è un prezzo considerato accettabile, anche moralmente. Se lo chiedeva qualche settimana Pigi Battista nella sua rubrica su Sette:

…non uno che si sia chiesto: è normale, è gioiosamente scherzoso e goliardico che si manifesti tanto disprezzo per gli abitanti di una città? Ma soprattutto: è normale che per noi sia normale, e non da oggi ma da decenni e decenni? Quello che nelle manifestazioni di razzismo classico noi consideriamo finalmente un tabù, lo consideriamo accettabile quando è riferito ai napoletani”.

La verità sta anche nei numeri: il calcio italiano se lo può permettere. Offendere i napoletani non costa nulla.

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