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Var che vince, Var che perde, fate il vostro gioco

Quel che è successo in Napoli-Atalanta, va oltre il calcio. È questione antropologica, certamente politica

Var che vince, Var che perde, fate il vostro gioco

Un’avversione antropologica. Come spiegare altrimenti, se non attraverso i paradossi, l’operato della casta arbitrale nei confronti di una società professionistica che ha un suo popolo, un bilancio sano e un gruppo di giocatori che vorrebbero aspirare a un titolo sportivo? Escludendo la dimensione politica della vicenda e quella sportiva, c’è sempre chi le prende, attraverso rigori, espulsioni e gol annullati, e chi le dà, aiutato da indulgenze e fischietti d’accompagnamento. Inutile parlare di rigori, se ci sono o non ci sono. Si cade in una trappola.

Var che perde, Var che vince

Quello che è successo con la direzione arbitrale di Giacomelli in campo e Banti al Var, va al di là della fuorviante discussione calcistica. Basta dire che la tecnologia invocata dal Napoli è stata sì richiesta, ma non concessa. La scusa: non era evidente la gravità del fallo controverso. Per il Var, si poteva glissare. Tre giorni prima (Spal vs Napoli) il signor La Penna, dopo aver concesso un rigore al Napoli, se lo rimangia su premuroso intervento del Var, che stavolta esce allo scoperto. Stessa situazione a parti invertite, Var che vince, Var che perde, signori puntate.

Oblìo se non capisci

È Fantacalcio. Ora ci attendiamo, visti gli erroracci di Giacomelli e Banti (sic), la loro sospensione almeno per tre turni, più una settimana di Santa Inquisizione by Nicchi e Valeri, che faccia capire l’antifona agli arbitri più sprovveduti. Come già accaduto in Fiorentina-Napoli a Massa e Valeri, che si permisero di sbagliare a favore del Napoli e furono condannati all’oblio.

Parlare di calcio? No grazie

Cinque dispiaceri. Uno per l’espulso galantuomo Ancelotti, che certo non pensava di infilarsi in un’ammuina strapaesana qual è il campionato italiano. Il secondo per DeLa infuriato come mai col suo “Basta” a tutte le schifezze. Il terzo per quei colleghi che vogliono malignamente parlare di calcio. E già, ci mancava. Il quarto per la sudditanza analogica della casta arbitrale, che riesce a far odiare anche il Var, diventato uno strumento di potere grazie a tre o quattro paroline azzeccate del regolamento. Il quinto: benedetti ragazzi, che avete onorato il gioco più bello del mondo, vi siete incazzati e avevate ragione. Ma non si esce mentalmente dal campo a partita ancora in corso. In fondo, avevate vinto.

Ci vuole la politica

Milioni di persone guardano il calcio. Si tratta di un’industria sociale. Per quanto siano autonome le autorità sportive, non si può non sottolineare che il sistema va risanato. Troppi “Signori della guerra”, che fanno gli affari loro, troppa sudditanza, molta casta e poca trasparenza. Sicuri che la politica non c’entri niente e che non debba prendersi cura della fabbrica più grande d’Italia?

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