Funziona come Waze: grazie ad una community femminile segnala i percorsi cittadini per muoversi in sicurezza

Funziona come Waze ma si chiama WHer, ed è un navigatore “sicuro” per le donne. Perché “le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”, ed allora ecco l’idea: un’app che grazie ad una community (in crescita) di 35mila donne segnali alle altre i percorsi per muoversi in sicurezza. Questione di priorità della vita cittadina: invece della via più veloce, si sceglie la via a prova di brutti incontri. L’idea, tra le dieci tecnologie selezionate dalla fondazione Giacomo Brodolini per il progetto ‘Libere’, è di una psicologa 34enne napoletana trapiantata a Torino: Eleonora Gargiulo.
Un socio, Andrea Valenzano, e un budget iniziale di 40mila euro, così ha costruito la prima community di “piccole guerriere del quotidiano”, come le definisce. Un ‘crowdmapping’ di genere, con una raccolta dati collettiva sulle strade giudicate sicure dalle donne. Già mappate Torino, Milano e Catania, e in arrivo a breve a Venezia, Napoli, Padova, Verona, Ferrara e Genova. Ma anche Barcellona, Londra, Berlino e Madrid, perché con 35mila download in 16 mesi e un round di investimento di 450mila euro, punta ora diventare l’app “must have” della causa della sicurezza femminile nel mondo”.
“I luoghi percepiti come sicuri – spiega Gargiulo – si modificano nel corso della giornata in base alle fasce orarie. Noi ne abbiamo scelte tre: diurna, dalle 8 alle 20; serale, dalle 20 alle 24; e notturna, dalle 24 alle 8. Mettiamo insieme i dati delle utenti e facciamo una media. Alle strade contrassegnate con il verde l’indicazione è: vai tranquilla. Con il giallo segnaliamo: fai attenzione. E con il rosso: meglio di no”.
In pratica, è la metafora digitale del ‘fammi uno squillo quando arrivi a casa’, ma preventivo. Un passaparola del 2019 che si fa piattaforma e diventa servizio sociale.
“Siamo state contattate dall’università di Napoli che farà mappare la città dagli studenti di Ingegneria Civile-. I ragazzi utilizzeranno WHer per inserire i dati, noi glieli restituiremo perché l’obiettivo finale dell’ateneo è farne analisi statistiche per la percezione della sicurezza in città, da cui verranno fuori anche delle pubblicazioni. Un successo per noi, perché per la prima volta i nostri dati saranno utilizzati dai ricercatori”.