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Uno studio tutto napoletano ha mappato le parti più attive del “supervulcano” flegreo

Impegnate le eccellenze scientifiche del settore, per conoscere più a fondo il comportamento sismico dei Campi Flegrei

Uno studio tutto napoletano ha mappato le parti più attive del “supervulcano” flegreo
Scolaresche alla Solfatara

“Volcanic structures investigation through SAR and seismic interferometric methods” è un nome complicato e lunghissimo, e invece dietro c’è un groviglio di eccellenze scientifiche napoletane perfettamente integrate. Uno studio super-partenopeo del supervulcano flegreo, che in sostanza ha permesso di individuare le regioni interne più attive dei Campi Flegrei mediante l’integrazione di indagini geofisiche, della sismicità e delle deformazioni del suolo dell’area telerilevata.

“La ricerca – spiega Riccardo Lanari, direttore Cnr-Irea – rappresenta un esempio di come la collaborazione e l’integrazione multidisciplinare delle professionalità presenti nel contesto scientifico partenopeo delle scienze della terra, abbiano portato ad un avanzamento significativo della conoscenza della natura e del comportamento del vulcano flegreo e dello sviluppo tecnologico dei sistemi per il monitoraggio vulcanico, fondamentale sia per lo studio della loro struttura interna sia per il riconoscimento delle regioni dinamicamente più attive con relativa gestione del rischio”.

Per capire la portata della collaborazione: lo studio – pubblicato su Remote Sensing of Environment – è stato condotto dall’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irea), dall’Osservatorio vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv-Ov) e dal Dipartimento di scienze della terra dell’ambiente e risorse dell’Università Federico II, in collaborazione con INVOLCAN (Instituto Volcanológico de Canarias, Tenerife, Spagna) e Institute for Geosciences JGU (Johannes Gutenberg-Universität Mainz). Sei righe di realtà scientifiche al più alto livello, totalmente made in Neaples.

La ricerca, dicevamo. “L’integrazione di tecniche di analisi innovative dei dati satellitari e sismici – dice  il coordinatore scientifico Pietro Tizzani – ha permesso di mappare le porzioni della struttura interna del supervulcano flegreo attualmente piu’ attive sia in termini di concentrazione degli sforzi, che di dinamica del suolo”. Ovvero l’area a est della solfatara, in prossimità della regione fumarolica di Pisciarelli, che presenta i più alti tassi relativi di deformazioni del suolo, tra il 2011 ed il 2014, a cui corrisponderebbe, a una profondità tra gli 0.8 ed 1.2 km, una regione caratterizzata dalla massima concentrazione di sismicità registrata anche dopo il 2014.

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