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I pm accusano Autostrade: “Da Aspi una strategia sistematica di falsificazione”

Nelle richieste di misure cautelative la dura requisitoria: «Autostrade ha violato il patto con lo Stato per nascondere il vero degrado dei ponti»

I pm accusano Autostrade: “Da Aspi una strategia sistematica di falsificazione”

Nelle richieste di misure cautelari eseguite a vario titolo nelle scorse settimane ai danni di dirigenti di Aspi e Spea, c’è l’accusa della Procura ad Autostrade.

I pm non usano mezzi termini.

Per loro Aspi ha violato il patto con lo Stato. Scrivono, come riporta Il Secolo XIX:

«Da Aspi assistiamo a una strategia complessiva volta alla realizzazione di comportamenti di sistematica falsificazione finalizzata al mascheramento di gravissime inadempienze agli obblighi di legge e della convenzione tra Autostrade e lo Stato».

Comportamenti reiterati e organizzati

Il riferimento ai report falsi è chiaro.

«Dalle carte emergono reiterati e organizzati comportamenti di falsificazione di numerosi atti pubblici, tutti caratterizzati dalla finalità di occultare il reale stato di ammaloramento di svariate opere della rete autostradale».

Una pratica diffusa

Si trattava di comportamenti molto diffusi, sia prima che dopo il crollo del Ponte Morandi. Dunque la tragedia del 14 agosto non ha rappresentato per niente uno spartiacque. Né erano in pochi a falsificare. Scrivono gli inquirenti:

«Tale sistematica falsificazione lungi dall’essere espressione di comportamenti isolati di un singolo indagato, risulta invece legata ad un preciso modus operandi. Emerge, infatti, il coinvolgimento diffuso di svariate articolazioni della società Spea e di Autostrade per l’Italia, con i loro rispettivi responsabili al più alto livello».

Hanno sviato le indagini

Un comportamento che si è espresso anche nella mancata collaborazione con i magistrati. Anzi, scrive il pm, gli indagati di Spea

«non solo si coordinano tra di loro nell’esecuzione dell’attività criminosa, ma si sono organizzati per sviare ed eludere le indagini, che sanno essere in corso, ostacolando sia l’acquisizione delle prove sia la genuinità delle stesse»

L’inquinamento delle prove

L’attività di inquinamento delle prove è stata svolta dai massimi dirigenti, prosegue.

«Risulta infatti che il direttore responsabile dell’ufficio legale di Spea abbia posto in essere con l’aiuto di numerosi collaboratori indagati una sistematica attività di “contro indagine” e d’inquinamento probatorio, anche mediante comportamenti penalmente rilevanti. Tra questi la preparazione degli interrogatori dei testimoni e il posizionamento di jammer per disturbare le intercettazioni. Le indagini hanno inoltre consentito di accertare che i testimoni vengono convocati per essere preparati alle indagini e sono poi ri-convocati per riferire in ordine alle dichiarazioni rese».

 

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