Koulibaly: “Per sconfiggere il razzismo servono leggi dello Stato”
Il Corriere dello Sport intervista il difensore senegalese del Napoli: "Si proceda con le espulsioni, anche a vita se necessario, altrimenti rischieremo di essere prigionieri di minoranze che potrebbero moltiplicarsi"

Il Corriere dello Sport pubblica una lunga e profonda intervista – a firma Antonio Giordano – a Kalidou Koulibaly. Il difensore senegalese racconta di essere cresciuto leggendo Martin Luther King e Malcolm X. Per lui sono diventati modelli e simboli della lotta per i diritti civili.
“Il razzismo negli stadi va sconfitto ma per riuscirci, ancora prima che leggi dello Sport, serviranno quelle dello Stato, deterrenti che aiutino a frenare queste insane abitudini: si faccia come in Inghilterra, si proceda con le espulsioni, anche a vita se necessario, altrimenti rischieremo di essere prigionieri di minoranze che potrebbero moltiplicarsi”.
Kalidou è stato vittima del razzismo da stadio in due occasioni. A Roma e Milano. Delle due, racconta di essere rimasto stupito dall’episodio di Milano, in occasione della partita contro l’Inter:
“Perché Milano è città più cosmopolita, nell’immaginario la più europea delle metropoli italiane. Non riuscii a capire, in ognuno dei due casi, perché mai ci fosse quell’atteggiamento nei miei confronti. Come non riesco a farmene una ragione quando capita ad altri”.
La discriminazione non riguarda solo il colore della pelle. Si offende Mihajlovic per le sue origini chiamandolo zingaro, si insulta Insigne, si invoca il Vesuvio. È insopportabile, dice. E ribadisce con forza l’orgoglio per le origini senegalesi e la volontà di trasmetterlo ai suoi figli.
“Io non posso sentirmi straniero, qua, e il discorso vale per chiunque altro, per chiunque sia vittima di queste idiozie, che però rappresentano una preoccupazione seria”
Spesso, dice, il razzismo è figlio di cattivi maestri
“Si nasce puri e si diventa cattivi, quando entrano in scena pessimi maestri, in genere un papà o una mamma. A 3-4 anni si gioca tutti insieme, come è successo a me. è dopo che muta lo scenario, perché si viene deviati, e non ne intuisco le ragioni. Ci sono atteggiamenti sbagliati, una educazione che spinge alla intolleranza”.
Racconta che non gli interessa essere solo un grande calciatore, perché vorrebbe dire aver fallito:
“Voglio far del bene. Voglio che esistano rapporti umani forti, radicati, intensi: l’amicizia, la serenità, la famiglia, sono i beni più preziosi e non si possono acquistare con i soldi”.
Racconta delle visite nelle scuole, l’ultima ieri, all’istituto Elsa Morante di Scampia, con Ghoulam:
“Sappiamo delle difficoltà del quartiere ma siamo anche convinti che esista un domani: abbiamo spiegato che i sogni si realizzano”
Basta lavorare tanto su se stessi, come ha fatto lui
“Glielo abbiamo detto ai ragazzi: studiate e noi torneremo alla fine dell’anno per salutarvi e per complimentarci con voi”.
Racconta l’emozione nel sapere che incontrerà in Champions la sua vecchia squadra, il Genk, dove gli sono rimasti tanti amici e che “Napoli non ti tollera, ti ama”. Dice di essersi ripreso “molto in fretta” da quel terribile autogol che ha regalato la vittoria alla Juventus, due settimane fa. E racconta la telefonata con cui Benitez lo convinse a venire a Napoli:
“Ciao, sono Rafa Benitez, e io mettevo giù, pensando fosse uno scherzo di un amico”
Di quando il tecnico usò 11 bicchieri per spiegargli i movimenti della squadra
“Persona straordinaria, che ha creduto in me ed ha fatto di tutto per volermi qua. Gliene sarò grato per sempre”
Dice che è molto diverso da Sarri, con il quale comunque resta un legame:
“Benitez lo devi frequentare per accorgerti che può essere diverso da come lo immagini. Sarri no, lo percepisci subito”
Ammette che De Laurentiis ha rifiutato un’offerta da 100 milioni preferendo trattenerlo al Napoli. Sorride quando risponde:
“E ha fatto male. Ora sarebbe più ricco. Ma ha deciso così perché mi vuole bene”
Di Maradona, che ha la sua maglietta, dice che “è il più grande di tutti” e che ricevere i suoi complimenti vuol dire che è sulla strada giusta. E non ha paura a dire che sarà il Napoli a vincere lo scudetto
“E lo scriva. Noi ci crediamo, la sconfitta di Torino non lascia tracce. E poi il campionato è appena cominciato”.
La Champions?
“Un brivido. La pelle d’oca”
Sulla partita contro il Liverpool di martedì, in cui incontrerà di nuovo Pjanic, Mané e Sakho, con cui ha giocato in passato, ricorda che di Mané è stato il capitano, “anche se non lo ammetterà mai”. E rivolge un appello ai razzisti
“Ecco: io a chi ci fischia, a chi ci offende, voglio solo dire che noi siamo qua per dare qualcosa di nostro, per divertire e per divertirci, per condividere certe emozioni. Che senso ha, ditemi, che senso ha fare il verso della scimmia?”