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Sarri alla Juve è la vittoria del “mercatismo”

Sarri alla Juve è facile. Significa che non conta più niente l‘appartenenza. Ci sono offerte milionarie? Impossibile rinunciare.

Sarri alla Juve è la vittoria del “mercatismo”

E’ facile così. “Questa vittoria la dedico ai napoletani, avranno sempre il mio rispetto, la professione, però, mi può portare a fare altri percorsi. Tra noi non cambierà mai niente e sarete sempre nel mio cuore”. Più o meno questo il congedo sarriano dalla mozione degli affetti.

Passo e chiudo. Che si può dire? Sarri è un professionista, quindi va bene anche la Juve se l’affare si chiude (come pare) e se il calcolo delle probabilità le farà vincere la Champions. Lasciamo stare l’Ilva, il padre operaio, la toscanità e la napoletanità, Maradona negli occhi e la C nelle vene, vi amo, ma me ne vado, “voglio diventare ricco”, testuale in un dopo partita di questa stagione, nel frattempo facciamo la rivoluzione nel Palazzo, da bancario a Comandante. Troppo facile così.

E’ una persecuzione. Ricordate “C’era una volta l’America” e la storia turbolenta di due amici d’infanzia? Lui (James Woods) che diventa senatore e che s’impadronisce della vita e dell’identità dell’altro (Robert de Niro), rubandogli finanche la donna della vita (Elizabeth Mc Govern). L’amico tradito, condannato prima al carcere e poi in un’oppieria, che lava i propri ricordi con un sorriso beffardo.

Sembra, scusate l’irrispettoso paragone, di assistere al gioco del rubamazzetto praticato dalla Juve nei confronti del Napoli. Gli azzurri, guidati da Sarri, vantano un centravanti (Higuain) che mette a segno gol a grappoli, che nemmeno il Piennolo del Vesuvio se li sogna. Detto fatto. Se lo prende la Juve con la favola della Champions. Il fenomeno ci va con piacere e conclude nel peggiore dei modi il suo rapporto con la tifoseria partenopea. DeLa, durante il mercato di gennaio, adocchia Politano del Sassuolo, nemmeno il tempo di pensarci che  Marotta blocca l’affare, perché il suo feudo emiliano “non ha bisogno di vendere”.

Tralasciamo i tentativi più innocenti. La bolla degli allenatori ci propone un altro caso clamoroso: Sarri alla Juve. Che sia fatto o solo detto, non ha importanza. Il nemico n.1 del Palazzo, il Comandante Maurizio, guadagna finalmente la ricchezza e i “percorsi professionali” in bianconero, che piacere assumerlo nelle fila dei governativi. Finalmente non ci romperanno più le scatole quelli che vogliono gioco e azioni travolgenti. Poveri tifosi juventini, brutti e vincenti, ‘sfruculjati’ dalle curve avversarie perché non sono capaci di macinare gioco. Ora, quest’anno o quando sarà (ma manca poco al momento), sperano di guardarsi allo specchio e vedersi fenomeni d’estetica.

Per la verità, c’è una lunga tradizione di “tradimenti” pro-Juve. Calciatori stagionati o giovani valenti, il Regno li allena e li fa diventare grandi, la macchina sabauda li compra. C’è sempre stata un po’ di invidia per i poveri ma belli. E poi, volete mettere il Vesuvio e Maradona? Chi ce l’ha? Nessuno. Nel frattempo, dal core ‘ngrato Josè a Gonzalo, passando per Ferrara e Cannavaro, e chiudendo con le neutre parole del Comandante, si conferma che il sistema ovvero il mercato non ha cuore.

E’ la professione, bellezza. Non conta più niente l‘appartenenza. Tutti rassegnati al mercatismo. Offerte milionarie? Impossibile rinunciare, è pacifico.

Chi ha qualcosa da ridire è antico. Per esempio, Gattuso, detto Ringhio. Si è dimesso dopo aver salvato il Milan da una figuraccia kolossal. Ha perso cinque milioni di euro, ma ha salvato l’onore (che brutta parola), dopo essersi assicurato i soldi per il suo team. Fortuna che Ringhio fa parte anche lui di questi tempi, votati al pensiero unico, ma non sempre.

Più antico ancora è quel Pibe detto de oro, che rifiutò l’offerta della Juve da sempre a caccia di grandi giocatori da soffiare agli avversari. Anche lui, rivoluzionario, ma vero. Il Palazzo dovette cedere al Fenomeno, che in qualità di rappresentante di un popolo, mai avrebbe potuto (e voluto) “tradire”.

E ora viene il tempo di Sarri il professionista, che deve dare un gioco alla Juve striminzita. Rivoluzionario sì, ma dall’altra parte. I migliori auguri. E viva gli antichi.

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