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“Il calcio è semplice”. L’orizzonte di Allegri diventa un libro

Intervista al Corsera di un allenatore tatticamente controcorrente. Elogio dell’aziendalismo, denuncia delle scuole calcio con citazione di Gaber

“Il calcio è semplice”. L’orizzonte di Allegri diventa un libro
Photo Matteo Ciambelli

Elogio dell’aziendalismo

Il libro si intitola “È molto semplice”. È edito da Sperling & Kupfer, costa 20 euro e uscirà il 9 aprile. L’autore è Massimiliano Allegri allenatore della Juventus. Voce dissonante del calcio italiano, e non solo. Sembra strano che l’allenatore della Juventus sia una voce dissonante. Dal punto di vista strettamente calcistico lo è. Da altri punti di vista, invece (razzismo e dintorni), è molto omologato al pensiero italiano.

Ne parla oggi in un’intervista al Corriere della Sera. In cui spiega:

«Non ce l’ho con nessuno, dico solo che si rende complicato ciò che è semplice. La semplicità è la cosa più complicata, ma si sta andando verso una direzione non corretta, perché complicare le cose rende ancora più difficile il lavoro. Racconto la mia esperienza di vita, da bambino fino a oggi, e la mia esperienza di calcio, da giocatore e da allenatore. Spero che sia d’aiuto, che serva a qualcuno, non solo nel calcio, ma anche a livello manageriale. Che sia di ispirazione».

A livello manageriale. Altro concetto che in Italia, in particolar modo a Napoli, è considerato il demonio.

Il giornalista Tomaselli gli chiede: lei esalta i concetti di «squadra cinica» e di «allenatore aziendalista». Perché per altri sono quasi degli insulti?

«Perché hanno modi di vedere diversi dal mio. Un allenatore aziendalista è un allenatore che porta risultati. Io mi reputo un manager dell’azienda Juventus, che alla fine dell’anno deve portare a casa il risultato, non solo a livello sportivo, ma anche a livello di crescita dei giocatori. Risultati che incidono alla fine anche sul bilancio della società».

 

Denuncia dei ragazzi trattati come polli d’allevamento

Cita Gaber e i «polli di allevamento»

«Perché purtroppo si va verso un’idea di calcio in cui i ragazzi non vengono fatti più pensare. Ma se si fanno crescere dei ragazzi “non pensanti”, poi chi smette di giocare a calcio cosa fa nella vita?».

La sua polemica con le scuole calcio. Tema completamente ignorato dal calcio italiano, anche a livello di opinione pubblica.

Racconta che ha imparato tanto dai cavalli e parla – ovviamente benissimo – dell’Olanda del 74.

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