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Insulti, minacce, l’odio social che mi ha investito dopo aver scritto della seconda squadra del Napoli

Il papponismo ha trovato sui social il terreno fertile dell’ignoranza. Come dice il professor Morelli colpisce chiunque è fuori dal coro. Che sia De Laurentiis, Allegri o altri

Insulti, minacce, l’odio social che mi ha investito dopo aver scritto della seconda squadra del Napoli
Umberto Eco

Quale meccanismo perverso scatta?

Diverse volte, durante il mio percorso professionale, mi sono chiesto quale meccanismo perverso scattasse nella testa delle persone quando attaccano ferocemente (ad esempio verbalmente all’uscita dello stadio, o con i post al veleno sui social network) i calciatori o più in generale i protagonisti del mondo del calcio (presidenti, allenatori ecc.). L’investimento economico effettuato ad inizio stagione – dall’abbonamento allo stadio al pagamento delle televisioni ma anche l’acquisto di prodotti ufficiali (ripeto, UFFICIALI) del club – non può giustificare la totale mancanza di rispetto e l’involgarimento registrato negli ultimi anni da parte di molti “tifosi”. La nobile invenzione dei social network e dei social media ha dovuto fare i conti con il declino culturale della nostra realtà: il rapporto annuale dell’Istat sulla produzione e lettura di libri in Italia ha rilevato che i lettori di libri sono ancora in calo. Al Sud, poi, – dato a mio parere terrificante – legge meno di una persona su tre.

Invettive personali, insulti, talvolta minacce. Fango e veleno. Odio. A margine di un pensiero scritto proprio sul Napolista, in merito all’osservazione dei benefici che Napoli avrebbe con la creazione di una seconda squadra, ho ricevuto attacchi personali feroci. Manco avessi introdotto una tassa ad personam o messo le mani nelle tasche di qualcuno. “Chi è fuori dal coro, chi tira fuori una nuova idea, resta solo”. Parola del professor Raffaele Morelli, psicoterapeuta, psichiatra, filosofo e scrittore.

La chiusura dei social da parte di Allegri

Ho deciso di invitarlo in trasmissione a Radio Kiss Kiss Napoli dopo che Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, ha chiuso di colpo i propri profili social. Tutti, incluso il sottoscritto, si sono chiesti se alla base di questa decisione ci sia la nausea nel confronto con i trogloditi da tastiera. Un odio sociale che include l’allenatore della squadra che in Italia vince tutto da anni. Ho pensato che uno psichiatra potesse fornire un parere autorevole. E così è stato.

Simeone, Astori, Allegri, De Laurentiis: cos’hanno in comune? L’odio social che viene riservato e che non guarda in faccia tanto ai vivi quanto ai morti, a chi ha la gioia di essere papà, a chi vince e a chi ha fatto crescere il club a livello mondiale (parola del numero due di Amazon. Capite bene? A-M-A-Z-O-N!!).

Il papponismo ha trovato sui social il terreno fertile dell’ignoranza. Si sviluppa a macchia d’olio tra un profilo fake e chi sfoggia maleducazione mostrando con fierezza volto, nome e cognome. Sì, è da psicanalisi.

Ancora il professor Morelli: “Quanto accade a Napoli tra i tifosi della squadra ed il presidente del club ha dell’incredibile, dell’assurdo. Aurelio De Laurentiis ha fatto qualcosa di straordinario, unico, è il miglior presidente della storia della società ed i suoi tifosi lo odiano”. Già vedo quelli che “anche Morelli è stato pagato da De Laurentiis”. Inutile sottolineare che non è così. O forse no, non è inutile. L’ignoranza va combattuta con ogni mezzo, anche scrivendo l’ovvio.

Chi vive fuori, gonfia il petto per il Napoli di Adl

Ancora Morelli su De Laurentiis: “Ha portato il Napoli a livelli mondiali, ad un passo dalla vittoria. Eppure è odiato, invidiato, assurdo. Non ci sto”. La sua visione è la stessa di quanti vivono lontano dalla nostra città. Lo sguardo di chi vive fuori assume quello che definirei uno “scatto di obiettività”: si crea automaticamente un confronto con il nuovo contesto.

“Ho vissuto tanti anni a Roma. Sono tornato a vivere a Napoli ma quando faccio un salto nella Capitale e vado a trovare i miei amici, oggi, tiro il petto in fuori per l’orgoglio di avere una squadra ed un club più forte del loro” mi ha raccontato una persona a me cara. Game, set, match. La Verità.

Ognuno resterà libero di essere d’accordo o meno. Libero di mettere un like o di dissentire. Ognuno può portare avanti la propria idea in base al tifo, al gusto personale calcistico e così via. Ma confondere la libertà di pensiero con la mancanza di rispetto, no.

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