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Calata a terra un’altra trave del ponte Morandi. Un esposto contro l’uso degli esplosivi

Demolita anche la trave posta tra le pile 6 e 7. I cittadini preoccupati per amianto e polveri sottili

Calata a terra un’altra trave del ponte Morandi. Un esposto contro l’uso degli esplosivi

Un altro pezzo del Morandi è stato calato a terra. Stavolta si tratta della trave Gerber tra le pile 6 e 7. La discesa è iniziata poco prima delle 11 di ieri mattina e si è conclusa alle 18.45, circa otto ore dopo con un’operazione fotocopia di quella del 9 febbraio scorso che però durò quasi dieci ore.

Un’operazione più rapida della precedente

La trave, di uguali dimensioni (36 metri di lunghezza e 18 di larghezza) a quella smontata dieci giorni fa, è meno pesante: 850 tonnellate invece di 916, perché alleggerita di alcune porzioni che potevano interferire con un capannone dello stabilimento Ansaldo, a sua volte parzialmente demolito.

L’esperienza maturata con la prima manovra ha consentito di essere più celeri, sia nella preparazione sia nell’esecuzione, scrive Il Secolo XIX. Un ritmo che, salvo imprevisti, permetterà di calare a terra le restanti quattro travi-tampone sul versante ovest in altrettante settimane.

In parallelo procederà lo smantellamento delle torri: la prima, lato Polcevera, sarà demolita con l’esplosivo, le altre saranno trattate meccanicamente.

L’uso dell’esplosivo

Saranno 300 le microcariche di dinamite utilizzate per sbriciolare la pila 8 del troncone ovest del ponte Morandi, la più vicina al torrente Polcevera.

La decisione di utilizzare gli esplosivi è stata confermata ieri mattina dalla Commissione esplosivi riunitasi in Prefettura, scrive Il Secolo. La Commissione tornerà a riunirsi il 4 marzo per limare i dettagli.

L’intervento

Le operazioni si svolgeranno di sabato per ridurre i disagi (di sabato c’è meno traffico e le aziende che si trovano in quell’area sono chiuse).

La fase clou dell’operazione di demolizione, dal primo suono delle sirene che annuncerà l’inizio dell’intervento fino allo sgretolamento della pila, dovrebbe durare 3-4 minuti, mentre la fase esplosiva vera e propria durerà circa 3 secondi.

La “zona rossa” si estenderà fino a 250 metri di distanza dalla pila 8: all’interno di questo perimetro sarà vietato il transito di veicoli e pedoni, mentre nelle aree limitrofe i divieti saranno via via meno stringenti. Prima e durante la demolizione sarà anche vietato far volare droni sopra quel che resta del Morandi per evitare interferenze con l’intervento.

Non è previsto, al momento, un piano di evacuazione delle persone da edifici della zona prima della demolizione, mentre è prevista l’installazione nell’area di cantiere di due o quattro grossi ventilatori che spruzzeranno acqua prima, durante e dopo l’esplosione, per abbattere la dispersione di polveri nell’aria.

Un esposto contro l’uso degli esplosivi

Il Comitato “Liberi cittadini di Certosa” e l’Osservatorio nazionale amianto hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Genova per chiedere che non venga utilizzato l’esplosivo.

Sono le polveri a destare maggiori preoccupazioni.

Finora le istituzioni locali hanno dato assicurazioni sull’assenza di amianto nelle strutture del ponte, ma i cittadini chiedono accertamenti approfonditi: “Non bastano verifiche a campione, visto che la legge che vieta l’utilizzo di amianto nelle costruzioni, è entrata in vigore solo il primo aprile 1993”.

In ogni caso, l’esplosione del calcestruzzo “libera numerose sostanze tossiche”, e “anche poche fibre di amianto sono nocive”.

Gli autori dell’esposto annunciano che si costituiranno parte civile nel procedimento penale contro i responsabili del crollo.

Cozzi per ora non si sbilancia sull’esposto: “Appena lo vedrò, valuteremo il da farsi – ha dichiarato – non spetta però a noi valutare le procedure di demolizione se non per quel che riguarda la conservazione delle prove. Tutte le altre valutazioni spettano alla struttura commissariale”.

FOTO REPUBBLICA GENOVA

 

 

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