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È la Juventus di Allegri l’allenatore che ha aperto e chiuso cicli

Ha traghettato la squadra in un’altra dimensione, anche rinunciando a giocatori importanti. Solo il Napoli di Sarri gli ha fatto perdere la testa

È la Juventus di Allegri l’allenatore che ha aperto e chiuso cicli
Photo Matteo Ciambelli

Il mea culpa su Emre Can

Errore mio. “La responsabilità del brutto avvio è mia, ho provato Emre Can davanti alla difesa mettendolo in difficoltà, perché in questo momento non ha i tempi e le geometrie per fare quel ruolo”. Non è da tutti i giorni ammettere che un proprio errore nello schierare un giocatore, nel mettere in campo una formazione può compromettere una prestazione. Massimiliano Allegri lo ha fatto davanti alle telecamere ammettendo di avere sbagliato formazione nel primo tempo contro la Lazio.

Va bene che a +11 dal Napoli si può anche ammettere di aver sbagliato. Se fosse stato a +1 o a +2 probabilmente avrebbe parlato differentemente, con meno serenità, ma ad Allegri – a prescindere dalla simpatia che suscita e dalla sua posizione sul circo – non si può certo contestare di aver contribuito non poco al definitivo salto di qualità della Juventus. Non solo ha continuato a dominare in Italia, come il suo predecessore Conte, ma ha portato la squadra due volte in finale di Champions e ad essere un competitor in Europa.

La piazza lo contestò

Arrivò per sostituire il fuggitivo Antonio Conte. Contestato dalla piazza, con la società (Marotta in primis) a difenderlo. Per lui (non) parlavano i risultati. Cagliari e uno scudetto al Milan non potevano valere la Juventus. E invece ha avuto la capacità di rilanciare più volte un progetto che sembrava finito. Senza risalire a Del Piero e al modo con cui la Juve ha deciso di defenestrarlo, a fine stagione scorsa sono andati via alcuni pilastri degli anni appena trascorsi: tra loro Gigi Buffon che ha firmato biennale faraonico con il Psg, Lichtsteiner, e ancora altri sacrificati per esigenze di bilancio. Si vendono miti e si rilancia con altri miti come l’arrivo di Cristiano Ronaldo che Allegri ha dimostrato di poter e saper gestire in uno spogliatoio di campioni. Tre stagioni fa, non ebbero paura di vendere Pogba. E per tacitare la piazza, spesero 90 milioni per Higuain.

Il nervosismo con Sarri

Allegri ha fatto crescere il livello di concentrazione della Juventus. Ha portato il club e la squadra a un livello superiore. In Europa, ma non solo. Anche la scelta di puntare ogni anno alla Coppa Italia è stata una novità introdotta con lui. La Juventus di Antonio Conte non ha mai vinto la Coppa Italia. E, soprattuto, contestualmente alla crescita del club e del fatturato, Allegri ha dimostrato di essere un allenatore in grado di reggere le tensioni. Di poter sedere sulla panchina di un grande club. E non era affatto scontato. Probabilmente gli unici momenti di sbandamento li ha avuti proprio nella competizione col Napoli di Sarri. Ha mostrato di soffrire molto i paragoni col gioco del Napoli. Fino a sbottare a Sky in più sfoghi contro una certa idea di calcio. Ne ha avuti anche quest’anno, dopo la partenza di Sarri. Manifestazioni di un nervosismo giunto a livelli non più controllabili.

Il futuro nel bigliettino di Paratici

Il bigliettino di Fabio Paratici dimenticato al ristorante, fa capire come si punta a giocatori da far crescere nel blocco Juve per inserirli assieme ai campioni. Attenzione ai nomi noti di Cristian Romero e Sandro Tonali, oltre a quello più o meno prevedibile di Federico Chiesa. Spunta anche quello di Nicolò Zaniolo della Roma. Tra in nomi in lista c’è anche un misterioso M.Pereyra, oltre al classico Sergej Milinkovic Savic che sembrava una pista abbandonata ma che invece è sempre attuale. Attenzione poi al giovanissimo Dominik Szoboszlai, classe 2000 regista di qualità che gioca nel Salisburgo e che viene considerato un fenomeno per il futuro. In quella lista c’è anche il nome di Miralem Pjanic che potrebbe essere il grande sacrificato della prossima estate. Sacrificare pere rilanciare ed essere sempre al vertice dell’Europa.

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