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L’altra Sarli: veterinaria, impegnata e candidata con il M5s: «La Sanità reagisce, il Vomero no»

Doriana, figlia dello stilista Fausto, ha da subito intrapreso un’altra strada. Ha combattuto contro la discarica di Pianura, avrebbe voluto lasciare il Movimento e poi…

L’altra Sarli: veterinaria, impegnata e candidata con il M5s: «La Sanità reagisce, il Vomero no»

Non ha scelto la carriera del padre

Il percorso politico di Doriana Sarli, candidata di punta vomerese dei Cinque stelle, è segnato da eventi che l’hanno fortemente motivata nella scelta di impegnarsi prima all’interno dei movimenti e, successivamente, a decidere di saltare il fosso e di partecipare ad una elezione drammaticamente decisiva per le sorti del Paese. Prima ancora, però, aveva accettato di accettare la sfida delle regionali «ma, come dice lei, fu una sorta di iniziazione, non avevamo speranze, volevamo solo sparigliare le carte». Le hanno sparigliate, forse anche troppo, ma ora si ritrova a fare sul serio e ha cambiato atteggiamento: è aggressiva ma in maniera dolce, femminile si potrebbe dire se non temessimo di essere bollati come decadenti, ma fortissimamente determinata a raggiungere l’obiettivo.

I sondaggi, fino al momento in cui scriviamo, le danno ragione. Anche perché l’elettorato percepisce ed apprezza l’indipendenza politica  – che è frutto, peraltro, di una intemerata passione civica – rispetto agli “ordini” dall’alto.  Come si evince dal tono della sua risposta sulla inchiesta di Fanpage: «Bisogna essere più cauti nelle dichiarazioni», sembra una dichiarazione banale ma diventa forte e coraggiosa se si pensa che i destinatari del messaggio sono i suoi compagni di avventura.   

La lotta contro la discarica di Pianura

Questo è l’identikit di Doriana Sarli, pasionaria acqua e sapone e veterinaria per passione prima ancora che per professione (il papà Fausto, uno degli stilisti più apprezzati d’Italia, voleva che abbracciasse il suo stesso mestiere «ma io, confesso, proprio non ce la facevo e seguii la mia vocazione pur sapendo di dargli un dispiacere») candidata nella squadra di Di Maio  nel collegio del Vomero. Il primo evento premonitore fu la vergogna della discarica di Pianura – «abitavo proprio lì, quello sconcio mi suscitò rabbia e indignazione» –  poi vennero le battaglie per l’acqua pubblica, i tempi eroici del camper di Beppe Grillo («com’era diverso da oggi, un’altra persona. In una drammatica assemblea della Città del Sole, il Movimento si spaccò e molti di noi non erano d’accordo con lui»).

«Pensai di abbandonare il movimento»

La strada politica di una personalità per temperamento lontana dalla politica politicante ma disponibile a lottare per il rispetto dei diritti è lastricata da incidenti di percorso, da incertezze e, infine, di un colpo di fulmine. «Mi candidai alle parlamentarie del 2013 e arrivai seconda, ma restai terrorizzata dal gigantismo del Movimento, era un’altra cosa rispetto agli obiettivi per i quali lottavo e decisi di ritirarmi. Poi Roberto Fico, mio amico da sempre, mi convinse a restare. Ora sono qui e accetto fino in fondo la sfida.

«Tutti mi chiedono di chiarire quali obiettivi ritengo prioritari e la richiesta francamente mi sorprende: il programma è scritto nella condizione terribile in cui versano Napoli e il Vomero che è diventato un quartiere problematico forse più della Sanità dove si intravede un minimo di reazione rispetto al degrado. La violenza minorile è l’ultima bomba che abbiamo lasciato esplodere, però guai continuare a pensare che la colpa sia solo dei baby criminali. Ai giovani dei quartieri a rischio è vietato tutto, ma ormai il discorso riguarda anche quelli cosiddetti al di sopra di ogni sospetto non dispongono di spazi in cui giocare, crescono nell’ignoranza e  senza alcuna prospettiva per il futuro che non sia quello di buttarsi nelle braccia accoglienti della criminalità organizzata».

Un altro tipo di esercito

Che fare, allora? «L’esercito che vorrei mobilitare non è quello degli uomini in divisa che danno il segno della nostra incapacità ma quello dei formatori che si prendano cura di tirar su i ragazzi prendendoli per mano e guidandoli verso il Bene, non più verso il Male. Mi consenta però, di parlare del progetto al quale più tengo: lavoro al Vomero, ho fatto mio questo quartiere e mi impegnerò allo spasimo perché recuperi l’identità perduta. Oggi mi sembra morto, passatemi il termine, ma la sua vitalità è solo dormiente, può essere risvegliata».

Abbiamo lasciato per ultima la domanda che più brucia: ritiene fattibile l’operazione Di Maio premier? Secca la risposta: «Abbiamo visto Berlusconi, di cosa ci meravigliamo? Luigi l’ho conosciuto tanti anni fa, veniva alle nostre riunioni insieme ai ragazzi di Pomigliano, poi l’ho perso di vista ma quando l’ho incontrato al Sannazaro ho ritrovato il Luigi di quegli anni». Le conclusioni a chi legge.

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