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A Napoli, Le città all’opera, il convegno di Le Città Vicine e AdaTeoriaFemminista

Esperienze, saperi, pratiche. Il 24 e 25 febbraio. Santa Fede Liberata e Casa delle donne di Napoli

A Napoli, Le città all’opera, il convegno di Le Città Vicine e AdaTeoriaFemminista

Due giorni per tessere e nutrire nuove e antiche relazioni all’insegna di ciò che significa oggi aprire nuovi varchi alla conoscenza e alla politica a partire dalla recente pubblicazione del libro L’Europa delle Città Vicine (a cura di Loredana Aldegheri, Mirella Clausi e Anna Di Salvo, Mag edizioni, Verona 2017).

le città all'opera

Far riaffiorare la memoria

Nei luoghi del nostro abitare, si iscrive la memoria di una storia che troppo spesso è rimasta sconosciuta e che possiamo far affiorare ricucendo le storie singolari alle storie collettive e accogliendo le voci di coloro che hanno desiderio di un altro tipo di civiltà. Se

la memoria risponde al nostro bisogno di radicamento, allora interrogare l’altro volto dell’Europa e le potenzialità in atto che molte città in questo momento presentano con le loro scelte, offrirebbe una riflessione anche per chi governa Stati e Nazioni. Assumere tali potenzialità come punto di riferimento imprescindibile, pur nelle diverse letture che ne diamo, significa riconoscere che si tratta di esempi concreti di tessitura per un mondo altro.

Vorremmo riflettere altresì su tutti quei luoghi resi “comuni” per ripensare le forme di governo, le modalità di amministrare e di prendersi cura di ciò che appartiene a tutte e a tutti.

Perché Napoli

Abbiamo scelto Napoli perché vi si sperimentano nuove forme di gruppi e associazioni in spazi da troppi anni abbandonati e ora trasformati in una preziosa risorsa. In questa città si è infatti aperto uno spiraglio che ha consentito, e consente tuttora, di ricomporre una trama che rende vitale lo spazio urbano.

Ci concentreremo su quelle esperienze e pratiche politiche fondative che stanno rendendo protagoniste molte città e reti di città, sulle forme di governo intraprese e sulle modalità relazionali e condivise nell’amministrare. Città con nuovi volti e sempre più spesso amministrate da donne come, ad esempio, Barcellona con la sua sindaca Ada Colau.

È possibile occupare la scena del mondo con la forza del proprio entusiasmo e del proprio desiderio. La potenza viva e trasformatrice di queste pratiche ci mostra importanti espressioni di creatività, di forme di convivenza e di governo coraggiose e inedite. Così come ci mostra il profondo senso innovativo e politico dell’arte (street-art e public art, per citarne solo due) che, in alcune città, ha consentito di dare vita a veri e propri centri, teatri e scene privilegiate di questa espressione di cambiamento.

Tali esperienze aprono dei varchi di grande originalità nel processo culturale e politico che hanno bisogno di essere condivise e riconosciute perché testimoniano di ciò che sta accadendo nella vita collettiva e relazionale.

L’Europa deve ripartire dal suo mare

Siamo altresì convinte che l’Europa, per ritrovare se stessa e la propria radice, debba ripartire dal suo mare. Il Mediterraneo delle due rive, congiunzione tra Oriente e Occidente, è una questione di luce e l’Europa non può perderla definitivamente a favore di un’oscurità che ha già segnato negativamente e dolorosamente la sua storia.

Ecco perché la trasformazione del tessuto politico, sociale ed economico non è più demandabile e la dobbiamo prima di tutto a noi stesse/i. Ma per fare questo è necessario tirare fuori tutta la nostra radicalità e il nostro coraggio.

Come quello, alquanto esemplare, del sindaco di Riace, Domenico Lucano che ha messo in atto un tipo di accoglienza e di interazione delle/dei migranti assolutamente inedita e di grande lungimiranza con il validissimo sostegno di Chiara Sasso, organizzatrice del Riaceinfestival. Se l’ordine economico attuale, per quanto si dispieghi come “razionalità politica”, è disordinato, crea condizioni caotiche e ingiuste che accrescono diseguaglianze tali da produrre danni irreparabili al mondo intero e alla nostra stessa psiche, si tratta allora di affinare i nostri pensieri alfine di scalzare questa egemonia, di indebolire al massimo la “presa” razionale e patriarcale sul mondo cui ci chiedono di conformarci silenziosamente.

Sentiamo l’urgenza non di definire, ma di dibattere, di confrontarci su tante questioni durante questi due incontri. Una di queste è: come si può pensare ciò che è impensabile e governare ciò che appare ingovernabile? Un’altra è: come si possono tenere insieme i due termini di contraddizioni di per sé insolubili, la libertà e la necessità, la soggettività e la comunità, l’esistenza e l’economia, la vita del nostro pianeta e la vita di chi lo abita in Europa come in Africa, in Asia e negli altri continenti? E ancora: a quali pensieri e pratiche attingere energia per disfare e non distruggere, per tessere pratiche creative di trasformazione del mondo nel dissesto e disordine attuali?

Ricercare pratiche politiche ispirate a uno spirito comunitario

Una prima indicazione potrebbe essere quella di ricercare nella storia passata pratiche politiche ispirate a uno spirito comunitario e oggi, in tempi di neoliberismo globale e di militarizzazione diffusa, pratiche di reinvenzione proprio a partire dalla politica dei Beni Comuni osservando, narrando e mettendo a confronto ciò che ci giunge da diverse città europee e non solo.

A partire dal mondo concepito come un ambiente domestico (Ina Praetorius) potrebbe essere sensato mettere a fuoco le forme di Economia Circolare (Ellen MacArthur) che, se accolte, sostituirebbero quelle di economia lineare degli ultimi due secoli: varrebbe la pena di confrontarsi a questo proposito su pratiche e interventi in atto che trasformano modi di pensare e di vivere nelle nostre città e, quindi, provare a riflettere sui mutamenti che questo altro modello di economia, cui aderiscono molte imprenditrici anche italiane, sta producendo.

La nostra conoscenza dell’ambiente domestico ci aiuta a riflettere su come fare gestione partecipata e diretta da un rinnovato senso dell’autonomia politica, dal superamento di una sempre più ingessata rappresentanza, dall’invenzione di usi civici non esclusivi ma condivisi nella relazione e nella partecipazione.

La scommessa sta nel concepire pratiche e forme altre del vivere collettivo e di ripensare l’umano sempre dentro un processo d’interdipendenza e mai in un processo autoreferenziale e solitario perché il mondo lo si cambia in e nella relazione, cambiando innanzitutto noi stesse/i e il nostro sguardo sulle cose e su ciò che ci circonda.

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Il concerto

La sera del 24 febbraio, alle 21.30, è inoltre in programma, al Santa Fede Liberata di via San Giovanni Maggiore Pignatelli, il concerto “Di donne incandescenti e trasversali”. Si esibisce l’Ardesiaband: Stefania Tarantino, Claudia Scuro, Giovanna Grieco e Virginia Pishbin.

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