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Napoli-Juventus, la sindrome da bestia nera e alcuni (falsi) problemi

Riflessioni sul Napoli e sul campionato dopo lo 0-1 con la Juve: poche vittorie interne negli scontri diretti, le criticità della rosa e della fisicità, la storia recente della sfida ai bianconeri.

Napoli-Juventus, la sindrome da bestia nera e alcuni (falsi) problemi
Christian Maggio / Photo Matteo Ciambelli

Gli scontri diretti

La sconfitta con la Juventus brucia ancora. Ma proprio per questo è necessario fare alcune osservazioni a freddo sul Napoli e sulla partita di venerdì. Due scontri diretti in casa ed un solo punto conquistato. Ma anche per le altre è così.

Gianni Mura su Repubblica ha scritto che il Napoli ha ottenuto solo un punto su sei negli scontri diretti al San Paolo. Verissimo. Però dimentica di sottolineare che in questo mini torneo tra le prime cinque, fatto quindi di 10 + 10 partite, nei 7 scontri diretti finora disputati solo una squadra ha vinto in casa, la Roma nel derby. Quindi una partita nella quale giocare in casa o fuori è quasi la stessa cosa.

La Juventus ha giocato uno scontro diretto in casa e lo ha perso (Lazio). La Roma, a parte il derby, ne ha giocati altri due (Inter e Napoli), e li ha persi entrambi. La Lazio uno (Napoli) e l’ha perso. E, naturalmente, il Napoli due (Inter e Juve) e ha rimediato un pareggio ed una sconfitta. Dei 7 scontri diretti, 5 sono finiti con vittorie esterne, uno con il pareggio (Napoli-Inter) ed uno, il derby di Roma, con la vittoria interna. Restano Juve-Inter, Juve-Roma e Inter-Lazio.

Il (falso) problema della rosa e della panchina corta

Scrivere e parlare di qualità inadeguata della rosa del Napoli per una partita del genere è un po’ riduttivo. Sampdoria e Lazio, che hanno battuto la Juve di recente, e la stessa Atalanta che l’ha costretta al pareggio, non vantano certamente una rosa superiore a quella del Napoli. Persino se nel Napoli giocassero le riserve.

Che il problema sia invece nella testa è confermato da molteplici segnali. Le parole stesse di Sarri a fine gara confermano questa sensazione di incompiutezza, quasi di inadeguatezza ogni qualvolta si incontra la Juventus. Lo scivolone sul nome di Higuain mostra un’insoddisfazione latente da parte dell’allenatore, che eventualmente si è potuta ripercuotere durante la preparazione della partita sotto forma di insicurezza e mancanza di certezze.

Palle alte e fisicità in area

Imputare la sconfitta alla mancanza di più calciatori utili sulle palle alte, tipo Milik e Ghoulam, e continuare a rimpiangere la fisicità di Zapata, appare senza senso alla luce di una partita come quella di venerdì.

La scelta di crossare e mettere palloni alti in area si è dimostrata deleteria. Aggiungere altre torri avrebbe solo elevato il livello di confusione, costringendo ancor di più il Napoli a uscire dal suo tipico spartito di gioco. Sarebbe servita piuttosto una velocità superiore negli scambi ed un ricorso maggiore a dei rapidi uno-due che potevano mettere fuori gioco il dispositivo difensivo preparato da Allegri. Ma purtroppo la mancanza di brillantezza ha rallentato notevolmente il gioco offensivo. E forse sarebbe più opportuno affermare che con Mertens appannato al Napoli manca un suo vero clone.

Approccio negativo (bestia nera e complesso di inferiorità)

L’approccio timido, figlio anche delle insicurezze di cui sopra, è un problema ormai storico nelle sfide di campionato contro la Juventus. E questo dato prescinde dagli allenatori. Nelle ultime 13 gare giocate contro i bianconeri, ovvero da quando la Juventus è tornata ai suoi livelli storici, il Napoli (sconfitto ben 8 volte) è andato in rete per primo appena tre volte.

La prima volta nel 2011-12, anno del primo scudetto di Conte, nel recupero della 11a giornata, con il Napoli di Mazzarri a 9 punti dalla Juve. La partita terminò in pareggio, ma il Napoli andò vicinissimo a chiuderla vittorioso. Infatti gli azzurri erano sul 3-1 a 20 minuti dalla fine.

La seconda volta toccò al Napoli di Benitez. Campionato 2013-14, 31a giornata, con la Juve di Conte e il suo terzo scudetto già in tasca, e il Napoli a 20 punti di distanza. In quell’occasione il Napoli vinse la partita, infliggendo la seconda e ultima sconfitta alla Juve dei record. Anche se non si trattò di una sfida determinante.

La terza e ultima volta in questi ultimi 7 campionati è stata due anni fa. Toccò al Napoli di Sarri passare in vantaggio e vincere poi la partita contro una Juventus in crisi appena alla 6° giornata di un campionato. Torneo che finirà poi per essere vinto proprio dai bianconeri. Per la cronaca, prima di quella partita, Napoli e Juve erano rispettivamente dodicesimo e tredicesima. Le altre gare hanno visto sempre la Juve passare in vantaggio e vincere 8 volte su 10.

Due osservazioni. La prima è che, in queste sfide, chi è passato in vantaggio ha quasi sempre finito per vincere. Quindi l’approccio e la lucidità in fase realizzativa contano tantissimo. La seconda è che nelle partite veramente importanti, quelle in cui entrambe le squadre si sono giocate qualcosa di grosso, il Napoli ha sempre perso. Sintomo di una sofferenza mentale e di un complesso di inferiorità mai superato. Meglio chiamare le cose con il loro nome. Anche se tutto ciò a noi tifosi dà terribilmente fastidio.

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