È gioia nel vedere undici ragazzi affiatati, che si capiscono al volo, che fanno il gioco più divertente al mondo, che sono in sintonia, che si passano la palla come degli artisti
Ridevano
Io c’ero ieri sera quando ha giocato il Napoli contro il Nizza, nelle case dei napoletani. E li ho visti ridere. Contagiati anche loro da quella risatina catturata un paio di volte sul volto di Jorginho dalle telecamere. Magari, ho sentito anche delle imprecazioni per i gol mancati, cinque, quattro, sei.
Ma se dovessi dire cosa mi ha colpito, direi quella risatina, quegli occhi che ridevano. E chi se li dimentica.
Ci ho ripensato stanotte. E non riuscivo a capire. Lo sguardo napoletano è dolce, disarmante, rabbioso, di delusione, di richiesta d’aiuto. Ma uno sguardo felice no, non lo ricordo.
E allora ho capito che la contemplazione esiste anche nel mondo terreno. Non voglio fare discorsi filosofici sull’estasi, la pace dei sensi, la contemplazione del divino.
La contemplazione del napoletano è uno stato d’animo collettivo che si realizza solo nei novanta minuti (e rotti) in cui gioca il Napoli.
Intanto è gioia nel vedere undici ragazzi affiatati, che si capiscono al volo, che fanno il gioco più divertente al mondo, che sono in sintonia, che si passano la palla come degli artisti. Che segnano, che si abbracciano, che si aiutano a vicenda.
La bellezza è più della forza
Poi è felicità nel riconoscersi in una squadra perfetta. La lezione di Higuain è stata capita. Se oggi chiedessi a un tifoso di ragionare sulle conseguenze del tradimento di Gonzalo, direbbe: «abbiamo scoperto di avere un tesoro, Mertens, e non lo sapevamo. La Juve ha fatto il peggiore affare della sua vita. Non tanto per il valore sopravvalutato di Higuain, quanto perché ha permesso al Napoli di diventare la squadra più bella del campionato».
Bella, non forte. Fateci caso. Il sorriso della contemplazione, dell’estasi. E la bellezza della squadra. Che è qualcosa di più dirompente della semplice forza.
Sì Napoli è una bella squadra. Che la forza sia sempre con te.
