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L’incomprensibile disfattismo di alcuni nei confronti del Napoli

Perché solo la Juventus è ancora davanti al Napoli nelle gerarchie del campionato, perché il mercato delle altre non fa realmente paura.

L’incomprensibile disfattismo di alcuni nei confronti del Napoli

I motivi dell’entusiasmo

Doveva arrivare questo 28 luglio di mezza sfiducia collettiva e condivisa. Lo so, è già successo. Era luglio del 2016, e un po’ tutti si domandavano e si rispondevano sui risultati futuri del Napoli. Quello di alcuni gruppi di tifosi, durante questo tratto d’estate, è una specie di mantra: «Le altre si stanno rinforzando, e noi?». In alcuni anni, la risposta è stata: «noi pure». L’anno scorso ad esempio. Quest’anno, la risposta è diversa: «L’abbiamo già fatto, proprio come volevate voi: mantenendo i migliori, investendo sui contratti di chi era destinato ad andare via».

È il solito problema di contestualizzazione. Il Napoli, per com’è fatto e com’è gestito, ha due strade: vendere per comprare, mantenere i famosi “migliori” e cercare di integrare la rosa con calciatori giovani, di prospettiva, aspiranti top player che fanno ricominciare daccapo il ciclo del calcio(mercato), che poi è il ciclo della vita. L’estate scorsa è stata scelta la prima via, anzi diciamo pure “obbligata” dall’istituzione protettiva della clausola rescissoria di Higuain; in questa, invece, i signori richiesti su altri lidi hanno deciso di continuare insieme, il club li ha assecondati e ha investito su di loro. Piaccia o non piaccia, la dimensione del Napoli permette questi due scenari. Poco di più, quasi mai di meno.

A Dimaro, e intorno a questa squadra, c’è stato grande entusiasmo. Il motivo discendeva proprio dal carattere di questa estate: tutti rimangono, evviva, siamo una squadra fortissima. Era un sentimento giustificato, perché questo Napoli era (è) davvero fortissimo. Non è solo una questione di giocare bene, ma proprio di forza dell’undici titolare, e di parte della panchina. Insomma, Napoli e il Napoli erano apparsi per la prima volta dopo anni coesi e felici, fin da subito, intorno a una scelta tecnica-progettuale. Poi, però, ecco il grande problema che toglie il sonno. Gli altri. Anzi, diciamola meglio: gli altri che si rinforzano.

Gli altri

Questo pezzo nasce in redazione, discutendo di Craiova-Milan di ieri sera. Una squadra di calciatori non eccezionali, ma organizzata, contro l’embrione di una possibile contender del Napoli. Un embrione senza grande appeal, senza i grandi nomi. Mancavano Bonucci, Biglia, Calhanoglu. Siamo a luglio, non voglio giudicare sommariamente. Ma ho pensato a questi grandi rinforzi, ovviamente quegli degli altri – che sono sempre meglio dei nostri.

Prendendo uno a uno i grandi colpi del Milan e leggendo il loro valore assoluto, mi sono chiesto: quale di loro rovescerebbe le gerarchie dell’undici titolare del Napoli? Bonucci, certamente; Biglia, quasi sicuramente; su Kessié, Calhanoglu e Conti ho iniziato ad avere i primi dubbi; su Conti, André Silva, Rodriguez e Musacchio dubbi non ce ne sono. Cioè, io penso e passo in rassegna gli undici di Sarri: Hysaj, Mertens (Milik), Zielinski, Hamsik, Ghoulam e Koulibaly/Albiol valgono molto più di questi calciatori. Sono molto più forti. E non voglio parlare delle riserve che erano in campo ieri sera: Niang, Montolivo, Cutrone, Zapata, Abate.

Gli altri/2

Poi ci sono la Juventus, l’Inter e la Roma. I bianconeri hanno preso Douglas Costa, Bernardeschi e De Sciglio. Ebbene, quanto sono più forti dei dirimpettai azzurri Insigne, Callejon e Hysaj? Certo, non sono matto. So benissimo che la Juventus, nel caso, li sostituisce con Cuadrado, Mandzukic e Lichtsteiner – decisamente migliori di Ounas, Giaccherini e Maggio. Ma loro sono la Juventus. Possono prendere Szczesny laddove noi abbiamo Rafael. Sono più ricchi, più forti, più organizzati. I favoriti. Da sempre. La contestualizzazione di cui sopra: il Napoli può permettersi un undici titolare non lontanissimo da quello della Juventus. Tra le due panchine, invece, c’è molta più distanza. Ma è inevitabile. Intanto, però, c’è un Bonucci di meno. Non è poco. Di sicuro non rientra nel (vostro, solo vostro) concetto di “rafforzamento”.

Poi pensiamo a Spalletti e Di Francesco, che hanno accolto Skriniar, Borja Valero, Vecino (forse), Karsdorp, Under, Defrel, Moreno, Kolarov. Tra questi, non c’è un solo calciatore che sarebbe titolare nel Napoli. Il più forte di questi, Borja Valero, si giocherebbe il posto con Hamsik e Zielinski. Hamsik e Zielinski, ripeto. Non sono pazzo/2: Karsdorp è più forte di Maggio, così come Kolarov ha esperienza e doti diverse rispetto a Mario Rui. Ma, torniamo ancora al discorso precedente: sono il Napoli, le mie possibilità sono queste. E nell’undici titolare, mi tengo sempre Hysaj e Ghoulam.

Fare il meglio

Il disfattismo rispetto agli altri, per me, è incomprensibile. Soprattutto quest’anno. Certo, sono anch’io dell’idea che prendere Rulli sarebbe giustissimo, per oggi e per domani. Soprattutto, farei i salti di gioia se il Napoli riuscisse ad acquistare un terzino destro, molto più che un (inutile) vice-Callejon. Questa squadra ha dei problemi d’organico, delle mancanze, non sono pazzo/3. È solo che il datario (29 luglio all’alba) concede tempo, spazio di manovra. Il Napoli non ha urgenze reali, se consideriamo che in questa data, lo scorso anno, erano stati ufficializzati giusto Tonelli, Giaccherini e basta. L’anno scorso il Napoli ebbe un mercato giusto ma lento, influenzato dalla sorpresa per l’affare Higuain. Quest’anno non ha fretta, non ce n’è bisogno.

Gli altri si rinforzano? Certo, è il loro compito/dovere/impegno. Ma i vari gap con cui ci riempiamo la bocca da anni sono rimasti intatti, o quasi. Sono strutturali, quasi inattaccabili. Soprattutto a volerli giudicare solo sul mercato. Sul campo, per il campo, non c’è nessuna squadra che abbia le certezze del Napoli. Non fosse altro che per uno dei benefici che comporta non cambiare l’organico e l’allenatore. Il Napoli è una squadra che ha i margini dei miglioramento dei suoi giovani in crescita. Dettagli, come dice Sarri.

Proprio quei dettagli che hanno fatto la differenza con il secondo posto della Roma. Con il primo posto della Juventus, perché cinque punti sono segno di forza nei particolari. Ecco, il punto focale del discorso è che io credo in questa squadra, nel fatto che possa fare ancora 86 punti. Magari 90, perché nel frattempo è migliorata quel poco che basta, grazie agli investimenti nel mercato interno, che vogliono dire consapevolezza, e ai giovani che sono cresciuti.

Basteranno i 90 per lo scudetto? Non dipende da noi, ci sono gli altri. Quelli di prima, che si rinforzano (o forse no). Noi, nel frattempo, possiamo fare solo il meglio. In un certo senso, ci stiamo provando. Ecco perché giustifico l’entusiasmo. Ecco perché non comprendo il disfattismo.

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