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L’insensato complottismo per Roma-Juventus e l’inutile paura del preliminare

Il “biscotto” non esiste: la non-partita della Juventus nasce dalla mancanza di motivazioni, da una gestione del tutto. Non certo per “fermare” il Napoli.

Una visione possibile

Perché la Juventus avrebbe dovuto perdere volutamente contro la Roma? Perché l’avrebbe (l’ha) fatto? È una domanda che si apre a mille interpretazioni, che dà vita a numerose teorie del complotto. Alcune sono pure comprensibili. Parliamo di quelle “illuminate”, ovvero basate su una teoria possibile. Non sull’insensato “volevano farci fuori” e basta. Con un pareggio, ieri sera, la Juventus avrebbe vinto lo scudetto. Tra il vincere matematicamente il titolo e “fare fuori il Napoli” non possiamo credere che la Juve abbia avuto il minimo dubbio su cosa gli avrebbe garantito maggiori benefici.

Una delle ipotesi “illuminate” è una proiezione sul futuro: la Juventus “decide di perdere” perché ha paura di un Napoli rinforzato e con la preparazione fatta bene (entrambe le cose discendono dai gironi di Champions, quindi dal secondo posto) in chiave campionato 2017/2018. Per togliere (ulteriore) sicurezza agli azzurri, meglio “far passare” una squadra dal progetto tecnico da riscrivere, con un assetto societario ancora da sistemare. Come dire: potrebbe anche essere vero. Se non fosse per tutta una serie di fattori.

La Roma

La Juve che pensa a questa teoria ha completamente perso di vista la realtà delle cose. Tipo quella della classifica, che ci dice che una squadra che ha giocato (e perso) i preliminari ha fatto 81 punti in 36 partite. Che, in virtù di quel (maledetto) turno agostano, ha dovuto limitarsi sul mercato. Che a un certo punto della stagione ha pure pagato lo scotto in termini fisici, ma che viene da una vittoria per 4-1 a Milano e da un’altra per 3-1 sulla Juventus.

Come dire: i big points, preliminari o meno, li fai comunque. Non sono due partite a quattro giorni dall’inizio del campionato a cambiare il destino di una squadra. Potrebbero farlo, due anni fa l’esperienza è stata traumatica, ma il Napoli ha una struttura molto più solida. L’organico, la squadra, il progetto tattico. Anche gli avversari potrebbero essere molto più morbidi (pur facendo tutti gli scongiuri del caso). Sempre meglio il secondo del terzo posto, ma già una volta abbiamo scritto che un eventuale bronzo non farebbe strappare i capelli. E sarebbe sempre un bronzo a 80-81-82-83-84-86 punti (tutte le possibili combinazioni). Una quota altissima. Inutile, però, se la Juventus ne fa comunque 91, come l’anno scorso. Come può ancora fare quest’anno.

Il Monaco

C’è un altro grande, grandissimo esempio. Il Monaco. Che gioca nella Ligue 1 francese, un campionato che – a differenza dell’Italia – qualifica la propria terza in classifica al terzo turno preliminare di Champions, non al playoff. La stagione europea di Falcao & soci è iniziata il 27 luglio. Passi per un impegno interno non probante quanto la Serie A e per la stagione negativa del Psg, ma in ogni caso parliamo di una squadra che ha vinto il titolo nazionale e ha giocato la semifinale di Champions League. La semifinale di Champions League.

Il Napoli di oggi, senza ulteriori acquisti e cessioni, è una squadra che supererebbe il preliminare con le infradito e il costume e la borsa termica con dentro l’acqua. “Supererebbe”, condizionale. Può sempre andar male, ma non possiamo spaventarci di due partite a cavallo dell’inizio del campionato. Anzi, un inizio a tambur battente permetterebbe di recuperare alcuni punti che sono mancati all’appello quest’anno (Pescara, Genova e Bergamo, totale di 7 punti persi) e l’anno scorso (Sassuolo, Sampdoria, Empoli, totale di 7 punti persi).

Il mercato

Il discorso sul mercato? Non cambia molto. Intanto perché questa squadra è forte, forte davvero, già così com’è. Migliorarla vorrebbe dire andare a prendere i famosi top player che agitano i sogni di Riccardo Ferri. Che popolano le dichiarazioni di Sarri da mesi. Il Napoli non può permettersi questo tipo di calciatori, neanche con la Champions. Non li ha comprati l’anno scorso, nonostante la liquidità di Higuain e la qualificazione diretta. Non li comprerà (comprerebbe) quest’anno, perché non è un problema di investimento sul momento ma di progetto relativo al bilancio.

Il Napoli è arrivato ad un punto in cui la Champions è fondamentale per stabilità economica e prestigio. Non per migliorare la rosa in maniera netta. Questo tipo di upgrade è stato definito nel 2013 e nella scorsa stagione, i puntelli da fare (quelli possibili) prescindono dalla volontà/possibilità degli azzurri. Nel senso: il top player che lascia lo United, il City o il Psg non lo fa perché viene a Napoli a guadagnare di più. Non potrebbe succedere neanche con la Champions.

Conclusioni

La non-partita della Juventus è sotto gli occhi di tutti. Ma il problema è semplicemente la motivazione. La consapevolezza, peraltro da verificare, che il traguardo scudetto è già conquistato e passa da Juventus-Crotone. Una partita che arriva quattro giorni dopo una finale, e quindici giorni prima di un’altra finale (ben più importante). È la possibilità di gestire che ieri sera ha fatto un brutto scherzo. Alla testa, alle gambe e al gioco di una squadra. Non all’onorabilità del campionato.

E non è andata così solo ieri sera: a Bergamo, in casa contro il Torino. Anche quelli erano biscotti per sfavorire il Napoli? Oppure era semplice (ma pericolosa) amministrazione del vantaggio e delle energie? La risposta ci pare abbastanza facile.

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