Lorenzo Insigne ai microfoni di Repubblica: «Per un calciatore, oggi, è fondamentale interpretare bene entrambe le fasi di gioco».
L’intervista a Repubblica
Lorenzo Insigne parla a Repubblica. Il 24 azzurro ha concesso un’intervista al quotidiano romano alla vigilia del match contro il Real Madrid. Il testo, ovviamente, parte proprio dalla presentazione del match: «Sappiamo di affrontare una grande squadra, davanti hanno Ronaldo: il miglior giocatore del mondo insieme a Messi. Ma il mister ci ha detto di stare sereni, resta comunque una partita di calcio. Magari riusciamo a tornare a casa con un buon risultato per giocarci la qualificazione al San Paolo, uno stadio che può incutere timore perfino al Real».
La forza del gruppo
Secondo Insigne, il Napoli esprime il meglio di sé nella coesione tra i calciatori: «La nostra forza sta nel gruppo creato da Sari, nessuno si sente escluso. Tutti sanno che prima o poi arriva la loro occasione, e ognuno sa quello che deve fare».
Insigne unico napoletano in squadra: «Questo aumenta la pressione, i tifosi si aspettano molto da me. Succede lo stesso a Totti, De Rossi e Florenzi nella Roma».
Benitez (e altri allenatori)
Interessante la parte “tattica” dell’intervista, che fa la cronistoria di Insigne con gli allenatori della sua carriera. «Devo ringraziare Benitez, grazie a lui ho capito l’importanza della fase difensiva. Oggi, per giocare ad alti livelli, devi imparare anche a stare attento nei ripiegamenti». Zeman e Sarri: «Con Zeman era molto divertente, mi diceva di pensare all’attacco. Sarri ci dà molta libertà negli ultimi 30 metri. Per me, Callejon e Mertens è un’opportunità per esprimerci. Allo stesso tempo, però, ci chiede grande concentrazione nel rientrare».
Il sacrificio in campo, quello fuori dal campo. Il racconto di Insigne: «Io ho rinunciato a tante cose. Uscire il sabato sera, fare tardi con gli amici. A Napoli ci sono tanti giocatori di talento che non arrivano in alto perché non hanno la capacità di rinunciare a determinate situazioni. Io devo molto ai miei genitori. Quando avevo 17-18 anni il coprifuoco era alle 22.30, mentre i miei amici tornavano all’una».