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Sorrentino e il falso storico di Napoli che tifò Argentina

Paolo Sorrentino riapre una vecchia ferita, confessa che nel 90 tifò Argentina come tutta Napoli. Ma non è vero, il San Paolo tifò Italia

L’intervista rilasciata da Paolo Sorrentino ad Aldo Cazzullo de “Il Corriere della sera” mi dà l’occasione per condividere il mio ricordo di quella tormentata semifinale mondiale di 26 anni fa, almeno per ripristinare un minimo di verità.

Cazzullo a Sorrentino: “…Lei cos’ha tifato nella semifinale del 1990 Italia-Argentina? «Come tutto il San Paolo: Argentina…».”

Caro Paolo Sorrentino, durante quella Italia-Argentina al San Paolo io ero uno degli spettatori, avevo comprato il biglietto di curva molto tempo prima presso uno degli sportelli bancari abilitati. E l’avevo comprato per vedere vincere l’Italia, lo stesso motivo per cui lo comprarono decine di migliaia di napoletani.

La semifinale doveva essere Italia-Brasile

Perché la prima falsità che si è consolidata nel tempo è che i biglietti di semifinale andarono a ruba per vedere vincere Maradona. In realtà per vedere Maradona avevamo comprato altri biglietti, ovvero quelli di Argentina-Urss e Argentina-Romania, più quelli di ottavi e quarti nel caso che l’Argentina avesse vinto il suo girone. Infatti prima che si iniziasse a giocare, la semifinale di Napoli più probabile secondo il tabellone doveva invece essere Italia-Brasile. L’Argentina, se avesse fatto il percorso previsto, avrebbe dovuto giocare la sua semifinale a Torino.

Per noi napoletani, che amavamo il calcio dei verdeoro e abbiamo sempre avuto grande simpatia per il popolo brasiliano, sarebbe stata un’occasione irripetibile. Senza dimenticare che nel Brasile giocavano Careca ed Alemao, nei nostri cuori quasi quanto Diego. E poi, otto anni dopo il Sarria, sarebbe stato fantastico rivedere una vittoria contro il fortissimo Brasile di quel mondiale.

Invece l’albiceleste, che non finì prima nel suo girone, ma terza e ripescata, cambiò posizione nel tabellone, eliminò il Brasile e si mise sulla strada dell’Italia.

L’Italia di Vicini era amata, come Baggio

Noi volevamo l’Italia campione del mondo, sarebbe stata una doppietta indimenticabile per quell’anno, la Coppa del Mondo subito dopo il fresco scudetto. E poi in quella nazionale c’erano Andrea Carnevale, Nando De Napoli e Ciro Ferrara.

Il nostro piccolo Maradona in quel mese si chiamava Roby Baggio, un ragazzo per cui il San Paolo provava grande ammirazione, spesso applaudito dai napoletani.

Quella di Azeglio Vicini era la nazionale che sentivamo più “nostra”, come forse mai in passato. Senza dimenticare che il cannoniere Totò Schillaci era anch’egli un figlio del sud.

Quella sera al San Paolo eravamo tutti con il nostro bravo tricolore, molti ce l’avevano persino dipinto sulla faccia. Fino ad allora il San Paolo era stato storicamente una tana inespugnabile per gli avversari dell’Italia, un vero portafortuna nella storia della nostra Nazionale.

Napoli non fischiò l’inno argentino ed esplose al gol di Schillaci

Maradona provocò i napoletani prima della partita, cercò di portarli tutti dalla sua parte, ma una minoranza raccolse. Il pubblico restò quasi tutto per l’Italia, però, nonostante ciò, nessuno fischiò l’inno argentino come invece era indegnamente accaduto in tutti gli altri stadi italiani.

C’era comunque qualche migliaio di argentini che si facevano sentire. Quelli non erano napoletani…

E non escludo che ci fossero napoletani che tifavano Argentina. Ma allo stadio erano in pochi, molto pochi.

Infatti al gol di Schillaci il San Paolo esplose.

https://www.youtube.com/watch?v=4lzktDhgU9g

Durante i supplementari non ci fu la spinta tremenda del pubblico tipica delle partite del Napoli dell’epoca, ma Maradona non c’entrava nulla, avevamo solo tanta paura ed eravamo stati un po’ “gelati” dal gol di Caniggia. Tra l’altro dopo quel gol l’Italia non reagì col gioco, ma si mostrò molto più accorta e timorosa rispetto all’inizio.

A Napoli succedeva (e succede ancora…) che il pubblico si infiammi con il bel gioco e le belle azioni, non a comando. Era un pubblico tifoso, ma anche competente e voglioso di bel gioco. E quella sera l’Italia non giocò ai suoi soliti livelli.

Ma tutti volevano fortissimamente l’Italia in finale, tanto che Maradona fu addirittura fischiato dal “suo” pubblico al momento del rigore (il suo rigore è al minuto 5’25”)

https://www.youtube.com/watch?v=PI3l06OcKFM

La macchia del tifo contro venne creata in conferenza stampa

Poi i fatti della conferenza stampa del giorno successivo raccontarono tutt’altro e questo voltafaccia ci amareggiò tanto.

È rimasta la macchia del pubblico anti-italiano e nessuno più crede il contrario. Da quel giorno Maradona e Napoli divennero i grandi nemici del resto d’Italia. Ma dietro quell’inimicizia c’erano ben altri motivi, che già si intravidero nella partita inaugurale di quel mondiale.

Infatti, tutto era cominciato con i fischi all’inno argentino a Milano prima dell’esordio dell’Argentina contro il Camerun, credo più per rabbia (il Napoli di Maradona aveva soffiato lo scudetto al Milan poche settimane prima) che per reale inimicizia verso l’Argentina. Ma quell’Argentina era rappresentata da Maradona, il simbolo di quel Napoli che aveva “rubato” lo scudetto al Milan.
Il 1990 fu l’anno della sublimazione della rabbia e dell’antipatia contro un Napoli che da folcloristico (e simpaticamente perdente) era divenuto vincente con una certa continuità. E che aveva vinto quel campionato anche grazie ad una decisione della giustizia sportiva che aveva favorito forse per la prima volta una squadra al di fuori dell’asse Torino-Milano, sintomo questo di uno spostamento del potere ancora meno gradito dai tifosi delle squadre fino ad allora tanto vincenti quanto intoccabili.

Ed in quell’Italia, in cui crescevano i primi germi dell’intolleranza e del razzismo, tutta questa storia era poco sopportabile. Tanto che Maradona e l’Argentina furono circondati dall’antipatia in quasi tutta Italia, fino ai vergognosi fischi all’inno argentino prima della finale dell’Olimpico.

Quale migliore occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa se non prendendosela con l’Argentina, con Maradona, e alla prima occasione proprio con Napoli?

L’accusa al pubblico di Napoli fu una carognata

L’accusa al pubblico di Napoli fu una carognata decisa da una parte della squadra per trovare un facile alibi. I media abboccarono, in fondo non si aspettava altro. Fu fin troppo facile prendersela con Napoli.

Non tutti i calciatori furono d’accordo con quella versione. Ricordo chiaramente che alcuni tra i milanisti si dissociarono apertamente. Però ormai la voce era passata e la percezione del pubblico italiano sarebbe rimasta quella di un pubblico ostile alla Nazionale italiana.

La delusione tra noi tifosi napoletani fu fortissima. Ci sentimmo traditi e credo che quel giorno si creò un disamore, quasi una frattura insanabile, tra buona parte dei napoletani e la Nazionale italiana di calcio.

Subimmo una grave ingiustizia, perché sicuramente quella sera lo stadio NON era tutto per l’Argentina.

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