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La Stampa e gli stadi: l’Emirates vale 132 milioni l’anno, Juventus Stadium 12esimo in Europa

Un resoconto su politiche di riempimento, prezzi, sfruttamento di capienza e altri parametri. Lo stadio in cui il singolo posto vale di più è quello del Chelsea.

La Stampa e gli stadi: l’Emirates vale 132 milioni l’anno, Juventus Stadium 12esimo in Europa

Si apre con una frase significativa un bell’articolo sugli stadi di calcio europei pubblicato questa mattina da La Stampa:

Una volta gli stadi erano templi, oggi sono banche per società che sanno di doverci costruire sopra una grossa voce del bilancio.

Si parla del confronto tra i maggiori impianti del football continentale, ovviamente pure in chiave Juventus Stadium. La home bianconera, di proprietà del club torinese, è 12esima in classifica per ricavi (41 milioni annui) con i suoi 41mila posti. Più che la capienza, però, è il costo dei biglietti e dei servizi a fare la differenza: basti pensare che al primo posto non c’è lo stadio più capiente (il Camp Nou, 99mila posti, è terzo con 117 milioni di ricavi), ma l’Emirates di Londra (61mila posti, 132 milioni di introiti l’anno). Lo stadio, per l’Arsenal, vale il 30% dell’intero fatturato. 

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I modelli funzionali sono molteplici: si passa dal restyling del Bernabeu (progetto da 400 milioni presentato giusto ieri da Florentino Perez) all’iniziativa del Borussia Dortmund, che per i match di Bundesliga ripristina settori da “posti in piedi”, ovviamente rivisitati e corretti in chiave moderna (e sicura). La Juventus, dal canto suo, risponde con un’altra classifica, basata su un parametro diverso: la redditività di ogni sediolino. In questa particolare graduatoria, lo stadio bianconero è sesto dopo quello di tre club inglesi (Chelsea, Arsenal, Manchester United), del Real terzo e del Psg quarto (unico esempio di club non proprietario dell’impianto): per ogni posto a sedere allo Stadium, il ricavo è di 1239 euro annui. Ben distante dai 2227 di Stamford Bridge, tana del Chelsea. Federico Palomba – capo digital e marketing della Juventus – spiega così, in un’intervista a Giulia Zonca (autrice dell’intera pagina, ndr), questa differenza: «Tra Londra e Torino, la distanza la fa una realtà socio economica ben diversa. Se mettessimo dei prezzi come quelli che piazzano loro, crollerebbero le vendite. E poi lì l’abbonamento è un benefit e vale più della somma delle singole partite, da noi è visto come una forma di risparmio».

 

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