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Napoli-Benfica, io mi ricordo: la prima Europa e la disperazione per il giallo a Blasi

Napoli-Benfica otto anni dopo. Allora eravamo una matricola. Per me, della “generazione fallimento”, l’esordio nelle Coppe.

Napoli-Benfica, io mi ricordo: la prima Europa e la disperazione per il giallo a Blasi

Due settimane fa, alla vigilia di Dinamo Kiev-Napoli, ho scritto un pezzo sul fatto che la Champions è un sogno. Sul fatto che noi, “Generazione del fallimento” che eravamo piccoli o comunque adolescenti, abbiamo vissuto Dinamo Kiev-Napoli (e Napoli-Arsenal, e Marsiglia-Napoli, e Napoli-Villarreal…) come un qualcosa per cui essere sempre grati e stupiti. Due settimane fa, usai queste parole qui:

Perché le emozioni che sembravano poter essere appannaggio solo degli altri, ora, sono anche le nostre. Non possiamo fare i conti col passato, non c’eravamo. Non potete obbligarci a pensare a Maradona, non possiamo farlo che attraverso i video. Le emozioni di quei giorni ci arrivano filtrate, non possono essere totalmente nostre. Noi abbiamo Hamsik e Cavani che segnano in due minuti col Villarreal, il Bayern che non riesce a vincere al San Paolo e il Manchester City dello sceicco che perde a Napoli e viene eliminato da Campagnaro e Aronica.

Napoli-Benfica di domani, se possibile, è qualcosa di più. È ancora qualcosa di più. Stamattina, Il Napolista ha pubblicato un pezzo in cui ha messo a confronto la partita di domani con quella di otto anni fa. «La prima partita vera del Napoli in Europa», c’è scritto. Vero. In realtà, è stata la prima cosa che ho pensato il giorno del sorteggio, subito dopo “adesso becchiamo il Villarreal”. Poi mi sono ricordato che, in questo sorteggio, il Villarreal non c’era.

Ho riletto il pezzo del Napolista, ma che ci crediate o no ricordo a memoria la formazione di quel giorno. Senza controllare: Navarro, Santacroce, Cannavaro, Contini, Maggio, Blasi, Gargano, Hamsik, Vitale, Denis, Lavezzi. Ricordo tutto, o quasi, di quella sera di settembre: l’ho vista in un circolo di tennis, con i miei migliori amici accanto. Nessuno di noi aveva Sky, e Napoli-Benfica di Coppa Uefa quella sera la dettero in pay per view. Quindi, andammo a scroccare. Blasi fu ammonito, dovette saltare il ritorno (Blasi ha passato la sua intera vita, da diffidato) e io già lì capii che non avremo mai e poi mai passato il turno, a Lisbona. Senza Blasi, come avremmo fatto?

Il ritorno di allora poi ve lo racconto prima del match di ritorno di quest’anno, ma il punto è un altro. La partita di domani chiude il cerchio dopo otto anni, perché lo stesso Benfica di quel giorno, inteso come club, verrà al San Paolo come squadra sfavorita alla vigilia. Ho letto anche questo sul Napolista, lo dicono i giornali portoghesi. Saranno un po’ paraculi e scaramantici, noi napoletani sappiamo bene come si fanno certe cose. Però, come dire: non me la sento di dar loro torto. E se penso che otto anni fa (non è pochissimo ma nemmeno tanto, ero già al quarto anno di liceo) mi sentivo sconfitto da una squalifica di Blasi, e adesso gioco la Champions, in casa contro il Benfica, e sono pure favorito, io sono felice.

Napoli-Benfica di otto anni fa è stata una cosa inseguita per anni, e per un’estate intera. Quella immediatamente precedente, di un Intertoto disputato in Grecia e di un turno preliminare contro una squadra albanese. C’era tanta voglia di giocarla, quella partita col Benfica. Talmente tanta che per un Napoli-Panionios di luglio, un caldo infernale, al San Paolo arrivarono 50mila persone e più. Un numero incredibile, eravamo nei distinti inferiori e decidemmo di non scavalcare perché c’era troppa gente (e stavamo con le ragazze, che cosa triste).

Napoli-Benfica di domani è la giusta rivincita dopo quella serata bella e sfortunata, in cui un Napoli con un gran paio di palle (perdonate la brutalità) seppe colmare un gap tecnico importante (ricordo un tiro di Reyes quasi da centrocampo, una roba incredibile) e giocare una partita gagliarda. Finì 3-2 perché noi eravamo cazzuti ma loro erano più forti, venivano momenti in cui ci andavano via da tutte le parti. Napoli-Benfica di domani è da dedicare a Gigi Vitale che quella sera segnò un gol strano e bellissimo, che esultò sotto la Curva A e Di Marzio disse che pochi mesi prima giocava in Serie C, non ricordo se a Lanciano o a Foggia (non ha molta importanza).

Napoli-Benfica di domani è l’ennesima dimostrazione che noi ragazzi di allora siamo cresciuti con la fortuna di vedere giocare il Napoli in Europa, solo che adesso lo facciamo da protagonisti riconosciuti e allora, invece, eravamo una matricola terribile. Poi, come dire: probabilmente non arriveremo ai quarti o alle semifinali di questa Champions, di certo non sogno di vincerla. Ma esserci, ed esserci a pieno diritto e pure con il ruolo di squadra più forte insieme al Benfica, forse anche più del Benfica, del proprio girone, beh… è proprio bello.

Due settimane fa, prima di Dinamo Kiev-Napoli, conclusi il mio pezzo scrivendo che io, usando un noi per identificare tutti i miei coetanei del tifo, «non vedevamo l’ora di stare spalla a spalla con le migliori squadre d’Europa». Non posso che concludere così, anche adesso. Anzi, in un modo leggermente diverso, ma sostanzialmente identico.

Il Benfica, di nuovo, otto anni dopo: era ora.

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