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Lo stile Juventus tra ultras, ’ndrangheta e carcerati (il figlio di Pairetto è dirigente bianconero)

Lo strano intreccio tra Juventus, e ultras per la vendita dei biglietti. E il rapporto tra gli ultras e la ’ndrangheta. L’inchiesta della magistratura

Lo stile Juventus tra ultras, ’ndrangheta e carcerati (il figlio di Pairetto è dirigente bianconero)

Una rassegna stampa illuminante sulla vicenda Juventus-bagarini-’ndrangheta. Manca la Gazzetta dello Sport che della vicenda non scrive un rigo.

Uno «scenario preoccupante» è quello che emerge dalle carte dell’indagine. «Alti esponenti di una importantissima società calcistica (la Juventus, ndr) consentono, di fatto, un bagarinaggio abituale e diffuso come forma di compromesso con alcuni esponenti del tifo ultras»: scriveva il gip Stefano Vitelli nell’ordinanza di custodia cautelare che la scorsa settimana ha portato all’arresto di 18 persone indagate in prevalenza per associazione mafiosa. Nessuno di questi è un dipendente bianconero. (Repubblica)

C’è una terra di mezzo, anche nel calcio. È quella che unisce il mondo degli ultras, fatto di trasferte in pullman, riunioni nei bar di periferia e cori allo stadio e l’ambiente dorato delle squadre di Serie A, con le serate nelle discoteche di lusso e i selfie con i campioni. E Raffaello Bucci, il tifoso e consulente della società morto suicida la scorsa settimana dopo essere stato interrogato in procura di Torino, lavorava in questa terra. Arrivava dal tifo, ma voleva spiccare il volo verso la squadra. Un desiderio che gli aveva attirato qualche nemico e potrebbe essere all’origine della scelta di farla finita dopo che il suo nome era comparso nelle carte dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva sud dello Juventus Stadium. (Repubblica – Torino)

Così era Bucci a gestire i biglietti per gli ultras, compresi quelli da rivendere a prezzi maggiorati per finanziare il gruppo, e il merchandising con i simboli dei Drughi. Un compito in cui si è distinto per capacità e anche stile e che ha convinto la Juve ad affidargli il ruolo di raccordo tra tifoserie, società e forze dell’ordine. (Repubblica Torino)

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Prima di diventare il braccio destro dell’Event manager della Juve, Alberto Pairetto figlio dell’ex designatore arbitrale Pierluigi, però c’è un evento traumatico nella storia del Bucci tifoso. Nella primavera 2014 sparisce dalla curva e smette di essere il referente dei Drughi. (Repubblica Torino)

«La Juve pratica il prezzo normale, poi sta a loro fare il sovrapprezzo. Il pagamento alla Juve avviene dopo la partita. Andrea riceve le somme provento della vendita dei biglietti, paga la Juve, ottiene il suo margine, una parte del quale va versato ai carcerati». Loro sono i «Bravi ragazzi», gruppo ultrà bianconero. Andrea, è Andrea Puntorno, il loro leader, arrestato nel 2014 dai carabinieri di Torino per una storia di armi e droga. A svelare i retroscena del business della compravendite di biglietti è la moglie, Patrizia Fiorillo vittima di minacce da parte degli ex so- ci del marito, due soggetti «prossimi all’area ’ndranghetista facente capo alla famiglia Belfiore». (La Stampa)

In gioco, come osserva il gip Stefano Vitelli, non è la passione calcistica, ma il «lucrosissimo mercato dei biglietti». Parlando al magistrato, la donna ammette che, dopo l’arresto del marito,

«a me portano una parte di questi guadagni, anche se in questo periodo le somme sono davvero esigue: circa 200 euro alla volta, invece di regola potevano arrivare a casa nostra 4, 5 mila euro a partita». E, come già svelato da altre inchieste sulla ’ndrangheta, ai carcerati va dato aiuto con la raccolta fondi. (La Stampa)

Il gruppo della curva Scirea finito al centro dell’inchiesta dei pm Paolo Toso e Monica Abbatecola è quello dei “Gobbi”, nato nel 2013 quando Rocco e Saverio Dominello, referenti piemontesi del clan Pesce Belloccodi Rosarno, decidono di entrare nel business del bagarinaggio. «Io voglio che voi state tranquilli e noi siamo tranquilli» dice Alessandro d’Angelo, il security manager della Juventus a Dominello il 21 febbraio 2014. Riassumendo in poche parole il «compromesso» accettato di buon grado dalla società per tenere a bada gli ultras. (Repubblica).

 

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